L'opera di Leonardo
Gioconda, il capolavoro su una barella per salvarlo dalla furia tedesca: ciò che non sapevate
Una mostra a Chambord ricostruisce l'odissea della Gioconda di Leonardo da Vinci. L'opera infatti dovette affrontare diverse peripezie per sfuggire ai bombardamenti dei tedeschi. Quando Hitler invase i Sudeti, il 27 settembre 1938, il dipinto di Leonardo è costretto a lasciare il Louvre per Chambord, come accadrà anche un anno dopo. Nell'agosto 1939, all'annuncio del patto Molotov-Ribbentrop tra Urss e Germania nazista, riporta il Corriere della Sera, Jacques Jaujard, direttore dei musei nazionali francesi fa staccare i dipinti dai muri dei musei e il 25 dello stesso mesi li fa caricare su 51 convogli e li porta prima a Chambord e poi verso gli undici depositi selezionati in tutta la Francia. Il 28 agosto 1939 a bordo di uno degli otto camion che lascia il Louvre in direzione della valle della Loira c'è anche la Monna Lisa, accanto alla Libertà che guida il popolo di Delacroix e alla Merlettaia di Vermeer.
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La Gioconda viene trasportata con una attenzione mai vista prima: "È il solo quadro a disporre di una sua cassa a parete doppia, che durante il viaggio poggia su una barella di ambulanza con le sospensioni elastiche ad assorbire le vibrazioni", spiega Alexandra Fleury, commissaria della mostra. Tre mesi dopo l'arrivo a Chambord, la Gioconda riparte per Louvigny. Questa volta, ad accompagnarla, seduto quasi abbracciato a lei nel retro del camion c'è Pierre Schommer, responsabile del deposito di Chambord, che racconterà l'avventura nel libro autobiografico Il faut sauver la Joconde!.
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Infine, la Monna Lisa viaggerà verso l'abbazia di Loc-Dieu, poi al museo Ingres di Montauban, e al castello di Montal, dove rimarrà fino alla fine della guerra. Grazie al piano di Jaujard la Gioconda è stata salvata dalla furia nazista e non è stata né danneggiata né trasferita al museo di Linz, in Austra, dove l'avrebbe voluta esporre Hitler.