Ritrovata insegna di Auschwitz

Franci Belotti

La targa di Auschwitz, quella con la sinistra scritta “Arbeit macht frei”, il lavoro rende liberi, rubata nella notte tra giovedì e venerdì, è stata ritrovata e sarà restituita al museo-memoriale dell'ex Lager nazista. Con un Blitz notturno, la polizia polacca, agenti speciali della Guardia di frontiera, del servizio segreto e dei reparti scelti del ministero della Difesa hanno preso d'assalto un'abitazione privata nel nord del paese. La targa è stata ritrovata, tagliata in tre parti per renderla trasportabile. Nell’abitazione sono stati arrestati i cinque presunti ladri-profanatori, cinque uomini tra i 20 e i 39 anni.  La Polonia con il suo impegno e la sua efficienza ha risolto il caso criminale più clamoroso di questi giorni, cioè appunto il furto del massimo simbolo e oggetto della Memoria della Shoa. I portavoce della polizia, fanno sapere che non è casuale che i ladri abbiano portato la targa dall'ex Lager al nord. Forse speravano di raggiungere un porto o un confine e trafugarla all'estero. La vicenda - La celebre iscrizione in tedesco "Arbeit macht frei", il lavoro rende liberi, che campeggiava al di sopra del cancello di ingresso del campo di sterminio nazista è stata rubata da sconosciuti la notte del tra giovedì  17 dicembre e venerdì 18 dicembre. Un atto di vandalismo, ma dalla connotazione fortemente simbolica. Il furto, sarebbe avvenuto tra le 3 e le 5 del mattino. "Un cane poliziotto è stato messo alla ricerca delle tracce dei ladri", ha dichiarato Malgorzata Jurecka, un portavoce della polizia. Da Varsavia, a Berlino, a Israele, la profanazione del simbolo dell'Olocausto ha sollevato, a meno di un mese dalla Giornata mondiale della memoria, un'ondata di sdegno e condanna ovunque: ad essere oltraggiata è tutta l'umanità. La polizia è alla caccia e finora, con l'aiuto di cani addestrati, ha potuto risalire alle tracce dei ladri fino a un buco nella recinzione del campo da cui hanno probabilmente trafugato la scritta. Poi le tracce si perdono, facendo ritenere che siano fuggiti in auto. Nel frattempo è stata montata sul cancello una copia della scritta originale, ultimata durante recenti lavori di restauro. Dissoltisi nel nulla i ladri, impazzano le congetture: da quella che si sia trattato di professionisti su commissione, a quella di fanatici neonazisti, e dei semplici balordi. Gli autori del furto erano comunque ben preparati e informati sul campo e su come smontare la scritta. Si tratta di un atto “vergognoso”, la “profanazione di un luogo in cui sono state uccise oltre un milione di persone”, ha detto. La portavoce della polizia, Katarzyna Padlo, ha spiegato che la scritta di ferro è stata smontata svitando le viti da un lato e staccata dall'altro. La polizia ha cominciato stamani a visionare i nastri delle videocamere installate sulla superficie di circa 200 ettari del campo. Il lavoro di indagine prosegue con l'accertamento delle impronte e l'interrogatorio di testimoni. Il furto era stato segnalato stamane presto da alcuni guardiani del Museo. La notte il memoriale è chiuso e viene sorvegliato da guardie notturne. La polizia ha offerto una ricompensa di 5.000 zloty (1.190 euro) per indicazioni utili alla cattura dei ladri. Il valore della scritta - La famigerata scritta 'Arbeit macht frei' sta a testimoniare, ora come allora, il cinismo e l'atrocità della barbarie che stava a fondamento del Terzo Reich di Hitler. Per giustificare la sua aberrante ideologia il nazismo e i suoi gerarchi presero a prestito la frase, modificandola, dal Vangelo di San Giovanni nella versione protestante che recita: Wahrheit macht frei, La verità rende liberi. La scritta in ferro battuto rubata, che salutava al loro ingresso i lavoratori forzati, era stata realizzata su ordine dei nazisti nel 1940 da un prigioniero polacco, il fabbro Jan Liwacz, schedato col numero di matricola 1010. L'uomo, che peraltro sopravvisse e alla fine della guerra reclamò la restituzione della sua opera, espresse la sua protesta in una licenza creativa: ribaltando la 'b' della parola 'Arbeit'. Il 27 gennaio 1945 Auschwitz fu liberata dall'Armata rossa sovietica e oggi in quel giorno il mondo ricorda la giornata della Memoria: per la commemorazione dei 75 anni l'anno prossimo è prevista una grande cerimonia con tutti i leader mondiali. Nel complesso di Auschwitz-Birkenau, ubicato nel sud della Polonia fra Cracovia e Katowitzce, furono sterminati nelle camere a gas, dal 1943, oltre 1,1 milione di detenuti, in grande maggioranza ebrei. Il complesso dell'ex Lager - composto di Auschwitz 1 e Auschwitz 2, ovvero il campo di stermino di Birkenau ultimato nel '43, è stato trasformato dalla fine della guerra in un Museo e consta di 155 edifici comprese le camere a gas, 300 ruderi, i resti dei quattro crematori e centinaia di migliaia di oggetti personali delle vittime. Per la sua manutenzione, Varsavia si è di recente appellata a donazioni, e fra i primi a rispondere all'appello è stata la Germania che un paio di giorni fa ha annunciato che donerà 60 milioni di euro. Choc in Germania - La Germania ha reagito con sconcerto e incredulità alla notizia del furto della scritta “Arbeit macht frei”, Il lavoro rende liberi all'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz. I giornali tedeschi hanno dato ampio spazio alla notizia, riportando la cronaca dei fatti e i commenti internazionali. Per il governo tedesco ha preso la parola il ministro degli esteri, Guido Westerwelle, che ha parlato di un “atto infame che va punito”. “È una dichiarazione di guerra”, commenta Avner Shalev, direttore dello Yad Vashem di Gerusalemme, il museo memoriale dell'Olocausto. “È una sconsacrazione”, titola il Tagesspiegel. La Berliner Zeitung ricorda invece che, nel 1945, la scritta era stata smontata dall'armata rossa e caricata su un treno merci. Ex detenuti avevano però corrotto i soldati con qualche bottiglia di grappa e nascosto il cartello fino all'inaugurato del museo nel 1947.  “Sono stati neo nazisti oppure semplici ladri?”, si interroga la Sueddeutsche Zeitung che ripercorre la storia dei tre campi di Auschwitz-Birkenwald. “Come sempre, una cosa diventa presente, solo quando sparisce”, scrive la Frankfurter Rundschau in un approfondimento. Polemiche su Facebook - Dopo il furto nell’ex campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau, a sud della Polonia, arrivano le polemiche su Facebook.  Un gruppo presente sul popolare social network, dal nome "Io non l'ho votato e non lo voterò mai", riferito a Silvio Berlusconi ha cambiato nome, diventando "Arbeit Macht Frei l'ho rubato io! Gli ebrei mi stanno sulle b...!". Così gli oltre 1.500 iscritti al gruppo si sono ritrovati in un gruppo antisemita. In molti tra gli utenti arrabbiati hanno subito scritto sulla bacheca del gruppo, protestando contro l'amministratore, un certo Fujiko Mine, subito scomparso sia dalla lista di amministratori, sia dallo stesso Facebook, che ha cambiato il nome a tradimento. Si ripete ciò che era successo lunedì dopo l'aggressione al premier, quando diversi gruppi generici con centinaia di migliaia di iscritti diventarono, con un semplice cambio di nome, gruppi pro-Berlusconi e contro i fan di Tartaglia, scatenando le proteste di chi si ritrovava iscritto ad un gruppo senza averlo mai richiesto.