Verminaio jihadista
Afghanistan, raid Usa con un drone uccide due leader dell'Isis. I talebani: "Chiaro attacco al nostro territorio"
La rappresaglia americana contro l'Isis provoca la dura reazione dei talebani e, se possibile, rinsalda il fronte jihadista in Afghanistan. Un paradosso, visto che prima dell'attentato sanguinoso all'aeroporto di Kabul di giovedì scorso, terroristi dell'Isis K (la fazione afghana dell'ex Stato islamico) e talebani tornati al potere da Ferragosto si disputavano da nemici giurati il controllo del Paese. Il nemico comune, ora, sono tornati a essere gli Stati Uniti. E le ipotesi di una connivenza dei talebani con l'Isis nel bagno di sangue di Kabul rafforza questa tesi.
Il presidente americano Joe Biden aveva giurato vendetta sull'Isis, che si sta già compiendo. Un raid mirato condotto con un drone nella provincia di Nangahar ha ucciso due militanti dell'Isis K e ferito un terzo militante. Le due vittime sarebbero due figure "di alto profilo", una in particolare sarebbe tra le "menti" dell'attentato in aeroporto che ha provocato la morte di 200 afghani in attesa di potersi imbarcare su un volo e lasciare il Paese e altri 13 soldati americani.
Alla soddisfazione del vice-capo di stato maggiore delle forze armate Usa Hank Taylor, che ha annunciato la buona riuscita dell'operazione, corrisponde la rabbia dei leader talebani che hanno definito il raid del drone Usa un "chiaro attacco al territorio dell'Afghanistan", come ha spiegato il portavoce Zabihullah Mujahid. La già strettissima strada dei un dialogo tra occidentali e talebani per garantire un minimo di stabilità politica all'Afghanistan (sempre meglio loro dei tagliagole dell'Isis, è il ragionamento terra-terra dei leader di Europa e Usa) si fa sempre più dura giorno dopo giorno.