Crisi economica
Afghanistan, "chi finanzia i talebani": banche chiuse e pochi soldi in giro, dove prendono i miliardi per evitare il collasso
I talebani hanno creato non poco scompiglio col loro ingresso a Kabul una settimana fa. Prima hanno fatto promesse sui diritti civili, poi si sono smentiti a tempo record seminando violenza e terrore in tutto il Paese. A preoccupare, però, non è solo la crisi militare attuale, ma anche quella umanitaria ed economica che verrà dopo. "Se pensate che il peggio sia passato, se pensate che la situazione all’aeroporto sia tragica, vi sbagliate di grosso. Finita la crisi militare comincerà quella economica. Con le banche chiuse, senza accesso ai finanziamenti stranieri, c’è da aspettarsi una catastrofe umanitaria e un’ondata di migranti", ha detto Ajmal Ahmadi, il governatore della Banca Centrale Afghana in fuga.
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Il ragionamento, espresso anche da Joe Biden, è questo: l’Afghanistan si reggeva sugli aiuti internazionali e se i talebani vogliono evitare il collasso economico e la conseguente esplosione sociale, devono rispettare l’impegno ad un "governo inclusivo" e moderare i loro atteggiamenti su donne e diritti umani. L’ex Stato filoamericano e i talebani assieme, come spiega il Corriere della Sera, incassavano rispettivamente 2,5 e 1,5 miliardi, mezzo miliardo dalla droga, un miliardo dalle miniere e il resto dalle dogane. Il grosso delle spese andava all'apparato militare. A contribuire, dal punto di vista economico, erano anche le agenzie umanitarie e le Ong sul territorio. Stando ai dati Usa, servirebbero più o meno 7 miliardi per far funzionare la macchina statale.
I talebani, in ogni caso, adesso sarebbero in grado di recuperare delle risorse, probabilmente anche senza l'aiuto americano. Diversi miliardi, scrive il Corsera, possono arrivare dai donatori del Golfo. Basti pensare che lì la stampa sostiene che soffocare l’Afghanistan togliendo gli aiuti sarebbe un errore. Altri miliardi potrebbero venire dalla Cina, che ha già messo gli occhi sulle miniere di rame, zinco e terre rare.