Libertà dimenticate
Afghanistan, le donne in minigonna. Senaldi: "Com'era Kabul prima dei talebani"
I talebani hanno imparato la lezione. Sono entrati a Kabul sul velluto e ora promettono che nulla cambierà. Parola d'ordine, non terrorizzare: non faremo rappresaglie, saremo inclusivi, lasceremo studiare le donne. La loro pareva una conferenza stampa del Pd; per questo bisogna diffidarne, perché la differenza tra le promesse e la realtà sarà enorme. Le donne, dicono i vecchi padroni ritornati con il vestito nuovo in Afghanistan, avranno tutti i diritti, purché nel rispetto della Sharia, che al sesso femminile toglie perfino l'identità. L'operazione americana di occidentalizzare l'Asia centrale è fallita: gli Usa volevano esportare la democrazia, finisce con i loro alleati europei che saranno costretti a importare profughi. Ma in realtà occorre molto meno della democrazia per liberare le donne, come dimostra la fotografia di oltre quarant'anni fa che pubblichiamo oggi.
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Era un'epoca di colpi di Stato annuali, assassini e dittature comuniste o militari, ma le donne avevano diritto di foto, di minigonna, stivali e volto scoperto. Esattamente come nell'Iran di Reza Pahlavi, che era shah, autocrate assoluto e controllava il Paese con servizi segreti che nulla avevano da invidiare alla Stasi della Ddr, ma ha fatto del miglioramento della condizione femminile una delle sue bandiere.
IL VERO NEMICO - Il vero nemico delle donne non è la mancanza di libertà della società, non è il fascismo e non è neppure il comunismo, ma è l'islam. Per questo, anche se oggi i talebani provano a mostrare il loro volto buono, l'unica cosa certa nel futuro dell'Afghanistan è che per le donne è finita: quelle ragazze vestite all'occidentale sono invecchiate sotto un burqa e le loro figlie hanno iniziato a indossarlo ai primi segni di pubertà e sono condannate a morirci dentro. La foto che pubblichiamo è chiaramente datata, al punto da dimostrare al primo sguardo il salto indietro nel tempo che l'Islam è stato capace di infliggere alle terre conquistate, una trasformazione così profonda sui quali vent' anni di occupazione americana ed europea non sono stati in grado di produrre alcun effetto; tant' è che non ci sono immagini simili di donne risalenti a cinque o dieci anni fa. Il che da un lato spiega quanto sia stata impalpabile e sterile la nostra presenza a Kabul, incapace di regalare i valori occidentali a un popolo che ha un'età media di 25 anni, e che avremmo potuto facilmente plasmare; e dall'altro lato è la migliore risposta a Biden e a chi si chiede come mai l'avanzata talebana non abbia incontrato resistenze: perché non c'era nulla da difendere, neppure un paio di jeans.
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DECLINO AMERICANO - Cultura ed economia emancipano un Paese e con esso le sue don ne. Ideologia e islam lo gettano nell'arretratezza e derubricano la femmina ad animale domestico, da possedere, usare, picchiare. Nelle foto afghane di fine anni Settanta, tutte le ragazze sono vestite diversamente, in quelle attuali sono tutte bardate allo stesso modo: è la cultura dell'annullamento della personalità attraverso la mancata differenziazione, che consente di esercitare il controllo. L'America una volta era il faro dell'Occidente e del mondo e alle ragazze afghane e iraniane bastava vedere una foto su un rotocalco per provare un immediato desiderio di libertà e femminilità. Oggi gli Stati Uniti progressisti sono la terra del bigottismo, del pensiero omologato e delle donne alle quali non si può cedere il passo in ascensore senza essere accusati di maschilismo. Non stupisce che vent' anni di stivali sul territorio non abbiano inciso sulla coscienza islamista di un popolo che fino all'altro ieri era sempre stato laico. Un tempo bastava una barretta di cioccolato offerta da un sorriso a 32 denti bianchi e diventavano tutti americani. Oggi, abdicando alla nostra cultura non riusciamo a esportare le minigonne neppure con i cannoni. E dobbiamo pure subirci gli sfottò dei talebani che fanno il verso ai nostri progressisti e si dichiarano inclusivi. Hanno ragione, hanno già colonizzato femministe, dem e fautori delle teorie per cui siamo tutti uguali (basta che si stia sotto un burqa).