Turchia, il Nobel Pamuk

emanuele satolli

Aquanto pare il premio Nobel turco per la letteratura Orhan Pamuk, non riesce proprio atrovare pace. La Suprema Corte d'Appello turca ha deciso che tutti i cittadinidel Paese della Mezzaluna che si sono sentiti offesi dalle dichiarazioni delletterato, possono intentargli causa per chiedergli un sostanzioso risarcimentodanni. Intervistato da una rivista elvetica nel 2005, Pamuk aveva dichiarato:“Noi turchi abbiamo ucciso 30.000 curdi ed un milione di armeni e nessuno,tranne me, osa parlarne in Turchia”. Questa dichiarazione che, secondo moltiturchi, sarebbe stata “una vera autocandidatura di Pamuk al premio Nobel e lavera ragione del suo premio”, scatenò pesanti polemiche in Turchia e ferì lasensibilità di tanti: i parenti delle oltre 40.000 vittime della lotta armatadel Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), considerato terrorista anche daUsa e Ue. Sei turchi, familiari di soldati uccisi dal Pkk, citarono Pamuk perdanni morali, chiedendo un risarcimento di circa 30.000 dollari. Nel giugno2006, un tribunale di prima istanza a Istanbul aveva respinto le quereleaffermando che contro lo scrittore non si doveva procedere in quanto iquerelanti non potevano rappresentare l'intero Paese. Ma la sentenza del giugno2006 fu ribaltata il 22 gennaio 2008 dalla Cassazione che stabilì che “ilsentimento di appartenenza a una nazione è un diritto che deve essere protettoe una dichiarazione che lede l'intera nazione dà all'individuo il diritto disporgere querela contro di essa”. Dopo la sentenza di oggi, che conferma lapronuncia della Cassazione, Pamuk potrà essere di nuovo processato e sericonosciuto colpevole sarà tenuto a pagare il risarcimento ai querelanti chesono nel frattempo aumentati. Almeno in teoria i ricorsi potrebbero diventaremilioni in quanto la sentenza consente a ogni cittadino turco di citare perdanni morali chiunque faccia dichiarazioni infamanti per la Turchia.