11 settembre, l'esperto:

emanuele satolli

Venerdì 11 settembre. Saranno gli anni a passare, per la precisione otto, ma questa data rimane oramai impressa come un marchio, insieme alle immagini delle due torri, prima trafitte, poi che cedono inginocchiandosi su se stesse. Si parla ancora di terrorismo e di come sia evoluto da quell’11 settembre 2001 a oggi. “Il gruppo di Bin Laden si confronta con un grave calo di popolarità”. A sostenerlo è uno dei massimi esperti mondiali di terrorismo, Brian Michael Jenkins. “Al Qaeda non è più in grado di organizzare un grande attacco – prosegue il capo della Rand Corporation – Le sue capacità sono andate deteriorandosi negli anni e ha grandi difficoltà a portare avanti la sua campagna terroristica globale”. Complotti fatti in casa - In particolare, fuori dal Pakistan, dal Pakistan, dall’Afghanistan e dall’Iraq, secondo Jenkins, al Qaeda ha un problema di “controllo della qualità” e i suoi uomini sono meno preparati e competenti dei loro predecessori. Anche dal punto di vista quantitativo, secondo l’esperto, Bin Laden e i suoi hanno qualche difficoltà: “Fino al 2006 organizzava attacchi ogni due mesi, ma da allora il numero di operazioni terroristiche significative è andato diminuendo e si assiste solo ad attentati occasionali”. Gli attacchi successivi all’11 settembre in Turchia, Spagna, Indonesia, Regno Unito e Arabia Saudita, erano condotti da persone addestrate nei capi di al Qaeda. Ora, spiega Jenkins, “i complotti fatti in casa” prendono il posto degli “attentati di qualità”. Più cooperazione tra le forze di sicurezza -Se da una parte le cellule terroristiche si indeboliscono, dall’altra gli Stati Uniti “hanno un livello di sicurezza interna più alto che in passato”. L’esperto, che  tende a ridimensionare un ipotetico nuovo allarme attentati in America, tesse le lodi dell’intelligence e della “cooperazione senza precedenti tra le forze di sicurezza di tutto il mondo”. Molti paesi che hanno subito attentati non vedono più al Qaeda come una questione che riguarda solo gli Usa, ma come una minaccia globale. Crisi dei consensi – La strategia delle cellule terroristiche di spostare i propri obiettivi verso i paesi islamici è costata ad al Qaeda una grave crisi di consensi. “La sua carneficina gratuita di ‘infedeli’ ha provocato una reazione negativa tra i musulmani”, sostiene Jankins, secondo cui il suo indebolimento non deve comunque far abbassare il livello di guardia. Riguardo a una eventuale morte di Osama Bin Laden e di Ayman al-Zawahiri, Jankins ritiene che si priverà al Qaeda di seguaci, oltre che di un importante strumento di connessione. “Non credo che a qual punto l’intero movimento collasserà – conclude l’esperto – ma sarà irrimediabilmente ridotto all’irrilevanza, perché al Qaeda cavalca le onde, ma non è in grado di provocarle”.