Afghanistan, raid della Nato
Sarebbero almeno novanta le persone che hanno perso la vita in Afghanistan in seguito ad un attacco delle forze della Nato presenti nel Paese asiatico. Un raid aereo dell’Isaf ha infatti colpito due cisterne che erano state sequestrate da un commando di talebani lungo la strada che conduce ad un villaggio nel distretto rurale di Ali Abad. Un’azione che ha scatenato la reazione del presidente Karzai: per il capo di Stato è “inaccettabile colpire i civili”. Ma sulla dinamica sono ancora molti i punti da chiarire. Le testimonianze - Il governatore provinciale, Mohammad Omar, ha raccontato che l’esplosione è avvenuta mentre i talebani stavano distribuendo carburante ai civili. Il capo della polizia locale, Baryalai Basharyar, ha provato a fare chiarezza: ieri sera i terroristi si erano impadroniti di un camion cisterna, che poi è “finito impantanato nel letto di un fiume. C’erano dei civili con i taliban e sono stati bombardati. Più di 60 persone sono state uccise o ferite”. Si trattava di un bilancio provvisorio, perché poi le vittime accertate sono salite a 90. La reazione di Karzai - Da Kabul, Karzai ha fatto sentire la sua voce, annunciando di voler aprire un’inchiesta. “Colpire i civili è inaccettabile – si legge in un comunicato -, persone innocenti non devono rimanere uccise o ferite in operazioni militari. La telefonata dei talebani - La Nato ha confermato l’attacco, aggiungendo che “un gran numero di ribelli sono stati uccisi”. Ma da una parte fonti tedesche – è il contingente della Germania a controllare la zona – hanno dichiarato che nessun civile ha perso la vita, mentre il portavoce in Afghanistan dell’Isaf, Eric Tremblay, non ha escluso che nell’attacco possano essere stati uccisi dei civili. Dalle Germania è arrivata anche la smentita di Muallah Shaumudin, leader talebano del distretto Shar Darah, che ha rilasciato un’intervista telefonica allo Spiegel on line: “I talebani hanno consegnato le autocisterne alla popolazione povera e poi hanno abbandonato subito l’area”.