New Jersey, no a Gheddafi
Mancano ancora tre settimane dal suo arrivo aNew York per l’Assemblea generale dell’Onu e già fa discutere la tenda cheMuammar Gheddafi vorrebbe piantare a Englewood, nel New Jersey, per ricevere isuoi ospiti mentre si trova a Manhattan. Lo Stato infatti si dimostra restio nell'ospitare il dittatore libico in quanto "ha le mani sporche di sangue americano". La questione è rimbalzata sino aldipartimento di Stato, tanto che ieri il portavoce, Ian Kelly, è dovutointervenire nel corso del briefing con la stampa per assicurare che “ci sonocolloqui con i libici per fare presenti le nostre preoccupazioni e lesensibilità molto forti delle persone che vivono nella zona”. A sollevare ilcaso è stato il deputato democratico del New Jersey, Steven R. Rothman, la cuicircoscrizione comprende Englewood, che ha detto di averne parlato confunzionari del dipartimento di Stato e della Casa Bianca, i quali hanno rivolto“un forte appello al governo libico perchè Muammar Gheddafi resti solo a NewYork”, dove arriverà il mese prossimo per la sua prima visita negli Stati Unitida quando il primo settembre del 1969 ha preso il potere. Inizialmente, ilcolonnello, che non si sposta mai senza la tenda beduina (a Roma era a VillaPamphili, a Parigi nei pressi dell'Eliseo) aveva chiesto di poterla piantare alCentral Park a New York, ricevendo un cortese rifiuto dal sindaco MichaelBloomberg. La scelta si è allora spostata su Englewood, cittadina di 29milaabitanti a poco meno di 30 chilometri da Manhattan, dove si trova una palazzinaacquistata nel 1982 dalla missione libica all'Onu.Ma anchequi è arrivata la levata di scudi, guidata da Rothman, che due giorni fa hascritto al segretario di Stato Hillary Clinton per chiedere che il vistoconcesso al leader libico sia ristretto all'area intorno al Palazzo di Vetro. Il deputato, che nel 1982 era sindaco di Englewood, ricorda che quando i libiciacquistarono la residenza il dipartimento di Stato inviò una lettera al governodi Tripoli con la quale chiariva che la palazzina avrebbe dovuto essereutilizzata solo dalla famiglia dell'ambasciatore all'Onu e non da Gheddafi.Forte di questa clausola e facendosi in parte portavoce dei timori deiresidenti per la sicurezza, in parte ricordando “la ben meritata reputazione diGheddafi come di un dittatore che ha le mani sporche di sangue americano”, Rothmanha sottolineato che queste restrizioni “non dovrebbero venire meno in alcunacircostanza”.