Immigrati, Napolitano:

Silvia Tironi

 Il giorno del 53esimo anniversario della tragedia della Marcinelle il presidente della Camera Gianfranco Fini ha letto un messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: l’integrazione per gli immigrati e la sicurezza sui luoghi di lavoro sono "esigenze sociali e civili e diritti fondamentali, il cui concreto soddisfacimento sollecita massima attenzione e impegni coerenti da parte delle istituzioni e di tutte le forze sociali". Fini: straniero non è supporto momentaneo - Il lavoratore merita rispetto anche se non ha il papier, il documento".Sono queste le priem parole pronunciate dal presidente della Camera Gianfranco Fini, durante la cerimonia a Marcinelle. Fini ha sottolineato quindi il rispetto dovuto a tutti ilavoratori, anche quelli senza documento, e ha aggiunto: "Poi ci si puòdividere su quali politiche siano più adatte a governare il fenomenodell'immigrazione. È inammissibile che un uomo e una donna venganoconsiderati il momentaneo supporto di cui ha bisogno la società", hacontinuato. E ricordando gli italiani cheemigrarono per trovare lavoro: "Chi lascia la propriaterra lo fa perché ne ha bisogno, poi nascono i figli, le secondegenerazioni, e quelle persone non sono più stranieri. Coloro chepensano alle politiche dell'immigrazione considerando i lavoratoristranieri come persone che oggi servono e domani non più - ha conclusoFini - non hanno capito niente perché non conoscono la nostra storia enon sanno che in certi luoghi si rimane". Al contrario, secondo ilpresidente della Camera, è compito della politica "tramandare la storiadell'emigrazione italiana", sia ai giovani italiani, sia a coloro che"saranno italiani pur essendo nati altrove". Calderoli: espellere gli irregolari - Le parole del presidnete della Repubblica non hanno soddisfatto a pieno il ministro per la Semplificazione Normativae Coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord Roberto Calderoli, che intervenendo in materia di immigrati ha sottolineato che "illavoratore in quanto uomo o in quanto donna merita sempre rispetto anche seirregolare: ma con il dovuto rispetto va anche processato ed espulso, quandonon sia in possesso dei requisiti necessari, perché così dicela legge, approvata dal Parlamento". L'intervento di Avvenire - “Uno strumento persecutorio”. Così il quotidiano deivescovi ‘Avvenire’ definisce il reato di clandestinità in un editorialededicato alla norma che entra in vigore da oggi. “Il reato di clandestinità - scriveil vicedirettore marco Tarquinio - ha in sè la carica negativa di un giudiziosommario e ingiusto. Non solo perché nessun essere umano può mai essere definito'clandestino’ sulla faccia della Terra, ma perché nella concreta realtàitaliana questo reato rischia di diventare non un'arma contro l'irregolarità(di stranieri e italiani) bensì uno strumento persecutorio (perché rende piùdeboli e persino ricattabili) nei confronti di migliaia e migliaia di immigratiche abbiamo accolto nella nostra vita quotidiana, traendone piccoli e grandiprofitti”. “La clandestinità -prosegue 'Avvenire’ - viene agitata come reatoverso chi insidia la sicurezza di tutti, eppure (nonostante la sanatoria percolf e badanti, anzi anche per certe modalità di quella sanatoria) rischia dicolpire duramente chi ha sinora cooperato alla tranquillità di tantissimefamiglie. Gli appelli su questo punto servono a poco, perciò c'è solo da sperareche in Parlamento e nel governo si guardi senza paraocchi alla realtà. La tragedia di Marcinelle - Il disastro di Marcinelle fu una catastrofe avvenuta la mattina dell'8 agosto 1956 in una miniera di carbone situata nei pressi di Charleroi, in Belgio. L'incidente provocò 262 morti, di cui 136 minatori italiani, su un totale di 274 uomini presenti nella miniera. Per numero di morti nella storia dei minatori italiani emigrati, questa sciagura è la terza più cruenta disgrazia dopo quella di Monongah e il disastro di Dawson.