I G8 condannano l'Iran
Dal G8 dei ministri degli Esteri in corso a Trieste non è arrivata la forte condanna all’Iran per le violenze delle ultime settimane. Perché se da una parte i diplomatici dei Paesi che si sono dati appuntamento nel capoluogo giuliano hanno espresso la costernazione per i morti nelle strade, dall’altra hanno puntato soprattutto a liquidare il caso come una crisi di credibilità “tra il governo di Teheran e i cittadini iraniani”, come ha dichiarato David Milliband, segretario agli Affari esteri per il governo britannico. Lo stesso che nei giorni scorsi aveva espulso i rappresentanti iraniani da Londra. “Siamo molto preoccupati e vogliamo la cessazione delle violenze”, ha affermato il ministro italiano Franco Frattini. “Assieme all’invito alle autorità iraniane a trovare soluzione pacifiche – ha proseguito -, siamo costernati e profondamente addolorati per le vite perdute”. La grande partita che Occidente e Iran stanno giocando in queste ore rimane comunque quella del nucleare. Il fatto che lo stesso presidente statunitense Barack Obama abbia espresso solidarietà ai manifestanti, ma nello stesso tempo tenga aperti i canali di comunicazione con le autorità iraniane, è emblematico. Nemmeno il cosiddetto moderato Mousavi è disposto a cedere troppo facilmente alla tentazione di portare avanti un progetto nucleare e un attacco sul territorio dello stato mediorientale per smantellare gli impianti di lavorazione rischia di trascinare i dimostranti dalla parte del governo. A Washington il presidente democratico si è incontrato con Angela Merkel. Per Obama il coraggio di chi protesta “contrapposto alla brutalità è la testimonianza di una continua ricerca della giustizia”. “La violenza contro di loro è oltraggiosa”, ha aggiunto. Ma per lui oggi contava di più riuscire a strappare qualche accordo con la Germania in tema di crisi economica, Afghanistan e Guantanamo, nonché sulle politiche ambientali. Un incontro che, al di là della cordialità tra i due, non ha dato i risultati sperati.