Iran, a morte chi protesta

Silvia Tironi

È ilgiorno delle minacce in Iran: da un lato i pasdaran, la milizia fedele al presidenteAhmadinejad, che hanno lanciato un monito contro tutti quelli che utilizzanointernet per diffondere al di fuori dei confini quanto sta accadendo per lestrade di Teheran e in tutto il Paese; dall'altro il procuratore della Repubblica di Isfahan, nell'Iran centrale, che annuncia la possibile pena capitale per le persone arrestate per i disordini in corso nel Paese. Il magistrato, Mohammad RezaHabibi, ha detto all'agenzia Fars che "il codice penale islamicoprevede la pena di morte per coloro che creano danneggiamenti eincendi, considerandoli Mohareb". Un termine legale in arabo chesignifica 'Nemici di Dio'. Habibi ha aggiunto che i promotori deidisordini sono "legati a gruppi anti-rivoluzionari e ai nemicistranieri". Intanto oggil'Iran scende di nuovo in strada permanifestare contro Ahmadinejad e i brogli elettorali: i seguaci del candidatomoderato Mir Hossein Mussavi hanno programmato una nuova manifestazione oggipomeriggio alle 17 inpiazza Haft-e-Tir, nel centro della capitale. E lo stesso Mousavi ha chiamato a raccolta per una marcia pacifica i suoi sostenitori: giovedì saranno ricordate le vittime degli scontri dei giorni scorsi. Tra i sostenitori del leadre moderato c'è anche la Nazionale dicalcio iraniana che, impegnata in Sud Corea, è scesa in campo con un bracciale pro-Mousavi al polso. Sugli spalti i supporters della Nazionale hanno emulato i loro beniamini, indossando la fascia verde pro-Mouusavi al braccio (vedi foto). Intanto sifa sempre più dura la censura nei confronti della stampa dei mezzi diinformazione. "Coloroche fanno propaganda per provocare disordini, per diffondere dicerie eminacciare la gente – si legge in un comunicato dei pasdaran citatodall'agenzia Fars - devono sapere che il 'centro cibernetico’ dei pasdaranprenderà misure legali molto pesanti nei loro confronti”. Nello stessodocumento si legge che molti siti sono “tecnicamente e finanziariamentesostenuti dagli Usa e dal Canada”. Sono stati cancellati gli accrediti degliinviati stranieri ed è stato proibito agli organi d'informazione esteri diseguire le manifestazioni. Inoltre il ministero degli Esteri ha dichiarato chei giornali stranieri sono “i portavoce di chi fomenta scontri” e che “a questinemici sarà dato scacco matto”. In mattinata sono stati fermati il professoredi sociologia all'Università di Teheran, Hamid Reza Jalaipur, noto esponentedel movimento, e il direttore del giornale economico ‘Sarmayeh’Said Laylaz (fermato in aeroporto), spessocritico con il presidente Ahmadinejad. L'appello degli artisti in esilio - Maintanto gli appelli per un Iran libero da Ahmadinejab si susseguono. Nellescorse ore su Youtube è stato postato un video degli artisti iraniani inesilio, una “lettera aperta al mondo”,ospitato anche sulla pagina di Facebook dedicata proprio ad attori, registri escrittori costretti ad abbandonare il Paese. Ecco alcuni passaggi del documento: “Questa settimana gli iraniani si sono ritrovati in migliaia, un numero didimostranti mai visto da quando è cominciata la rivoluzione (1979, ndr) perchiedere al loro attuale presidente Mahmood Ahmadinejad di andarsene (…). Sonostanchi di un presidente sempre più deludente che ha gettato la loro nazione intumulto economico e ha fatto in modo che l’Iran venga visto come un’entitàconflittuale nel Medio Oriente (…). Ma oggi lo stesso regime iraniano che ha negato un dialogo con il mondo, idiritti umani, la democrazia, l’Olocausto, sta apertamente negando la volontàdella sua gente commettendo frodi elettorali per rieleggere MahmoodAhmadinejad, e arrestando giornalisti e i leader dell’opposizione (…). Mentre leggete queste parole, la gente dell’Iran è scesa per le strade in tuttala nazione (…). Mentre la polizia antisommossa bastona le ossa dei dimostrantiche stanno semplicemente manifestando contro le frodi elettorale, gli iranianistanno urlando al mondo: Noi denunciamo Mahmood Ahmadinejad. Il popolo iraniano ora chiede il vostro aiuto!”. Da parte sua, Ahmadinejadha difeso per l’ennesima volta il risultato delle urne. Unrisultato che conferma anche “la fiducia del popolo”. “Il risultato delle elezioni- ha sottolineato - conferma il lavoro del nono governo, un governo basatosull'onestà e al servizio del popolo. Venticinque milioni di persone hannoconfermato che questo è il modo di gestire il Paese”.