La scheda
Chi era Mandela, la storia: dalla cella alla presidenza del Sud Africa
Con Nelson Mandela, scompare oggi uno dei più grandi protagonisti del XXI secolo. Nato Rolihlahla Mandela il 18 luglio 1918 a Mvezo, villaggio nella povera regione orientale del Capo, Nelson rimase ben presto orfano di padre, morto di tubercolosi quando lui aveva solo 9 anni. Fu la sua insegnante alle elementari a 'ribattezzarlò Nelson. Dopo gli studi universitari, segnati tra l’altro dall’espulsione dall’Università di Fort Hare per aver partecipato a una protesta studentesca, 'Madibà, come veniva affettuosamente chiamato in onore della sua tribù, lasciò il villaggio d’origine, sotto la minaccia di un matrimonio combinato, e si stabilì nel 1941 a Johannesburg, dove lavorò come funzionario della sicurezza per una miniera. Parallelamente si faceva strada in lui la passione per la politica, che si concretizzò nel 1944 con l'adesione all’African National Congress (Anc). Un impegno crescente che lo portò, poco dopo, a co-fondare la Lega giovanile del partito. Nel frattempo si era sposato con Evelyn Mase dalla quale ebbe quattro figli, due maschi e due femmine, di cui una però morì in tenera età. Diventato avvocato, nel 1952 aprì con il collega Oliver Tambo il primo studio 'nerò di Johannesburg: insieme, i due si impegnarono attivamente contro il regime segregazionista dell’apartheid. Nel 1956 arrivò il primo arresto con l'incriminazione, insieme ad altri 155 attivisti, per alto tradimento, accusa dalla quale venne successivamente assolto ma solo al termine di un lungo processo conclusosi cinque anni più tardi. Intanto era finito il primo matrimonio e Madiba, ottenuto il divorzio nel 1958, si risposò con Winnie Madikizela, compagna battagliera che in seguito divenne una delle protagoniste della lotta per farlo liberare e dalla quale ebbe altre due figlie. Nel 1960, sulla scia del massacro di Sharpeville e della dichiarazione dello Stato di emergenza, l'Anc venne messo fuori legge, costringendo così Mandela a entrare in clandestinità. L'aumento delle tensioni razziali nel Paese lo portò ad abbandonare la linea della resistenza pacifica, divenendo il comandante in capo dell’organizzazione militare clandestina Umkhonto weSizwe, la 'Lancia della Nazionè. Dopo una parentesi all’estero nel 1962, dove si era recato per ricevere addestramento militare e promuovere la causa, Mandela fu arrestato per aver incitato i lavoratori a scioperare e fu condannato a cinque anni di carcere. L'anno successivo fu accusato, insieme ad altri nove, di sabotaggio: fu proprio nel corso del processo a Rivonia, il 20 aprile 1964, che, dagli scranni di imputato, pronunciò quello che sarebbe diventato uno dei suoi discorsi più famosi: "Ho combattuto contro la dominazione bianca e contro quella nera. Ho accarezzato l’ideale di una società democratica e libera in cui tutte le persone vivono insieme in armonia e pari opportunità. E' un’ideale che spero di vivere e di realizzare. Ma se sarà necessario, è un’ideale per cui sono disposto a morire". La giuria lo condannò all’ergastolo, spedendolo nella famigerata prigione di Robben Island. Mandela rivide la libertà solo 26 anni più tardi, l’11 febbraio 1990, quando fu scarcerato dietro le pressioni di una campagna internazionale lanciata dall’Anc, culminata nel 1988 con un concerto allo stadio di Wembley, dove 72mila persone chiesero a gran voce la liberazione di quello che era divenuto il leader del partito e fonte d’ispirazione per tutto il mondo. Dall’esperienza del carcere, disse anni dopo l’arcivescovo Desmond Tutu, Mandela uscì diverso, migliore, "un uomo compassionevole, in grado di capire la debolezza umana e di essere più generoso nei suoi giudizi sugli altri". Una capacità di perdonare che lo portò, una volta libero, a battersi per riconciliare il Paese con il suo doloroso passato, lottando per il riconoscimento e la dignità della maggioranza nera ma rassicurando allo stesso tempo i bianchi a non avere paura del cambiamento ma anzi a rimanere e investire in patria. Un "lungo cammino verso la libertà" che vide nel 1994, per la prima volta, tutto il Sudafrica recarsi a votare, con l’elezione del primo presidente nero nella storia del Paese. Parallelamente si faceva strada in lui la passione per la politica, che si concretizzò nel 1944 con l'adesione all’African National Congress (Anc). Un impegno crescente che lo portò, poco dopo, a co-fondare la Lega giovanile del partito. Nel frattempo si era sposato con Evelyn Mase dalla quale ebbe quattro figli, due maschi e due femmine, di cui una però morì in tenera età. Diventato avvocato, nel 1952 aprì con il collega Oliver Tambo il primo studio 'nerò di Johannesburg: insieme, i due si impegnarono attivamente contro il regime segregazionista dell’apartheid. Nel 1956 arrivò il primo arresto con l'incriminazione, insieme ad altri 155 attivisti, per alto tradimento, accusa dalla quale venne successivamente assolto ma solo al termine di un lungo processo conclusosi cinque anni più tardi. Intanto era finito il primo matrimonio e Madiba, ottenuto il divorzio nel 1958, si risposò con Winnie Madikizela, compagna battagliera che in seguito divenne una delle protagoniste della lotta per farlo liberare e dalla quale ebbe altre due figlie.