Nazismo, i Testimoni di Geova sterminati per la loro bontà
In alto un triangolo viola, subito sotto la scritta in italiano e in inglese: "In memoria delle migliaia di Testimoni di Geova che furono vittime della persecuzione nazifascista (1933-1945)". È il testo della targa commemorativa scoperta nei giorni scorsi alla Risiera di San Sabba (Trieste), unico campo di sterminio in Italia. «Un atto dovuto, un segno di rispetto - sottolinea Christian Di Blasio, direttore dell' ufficio stampa dei Testimoni di Geova in Italia - verso le migliaia di Testimoni di Geova che furono perseguitati in tutta Europa, Italia inclusa, dalla dittatura nazifascista». E quel triangolo viola cosa sta a significare? «Era il simbolo con il quale nei campi di concentramento venivano identificati quelli che allora venivano chiamati Bibelforscher, o Studenti Biblici, gli odierni Testimoni di Geova. Diverse migliaia di Testimoni furono mandati nei campi di concentramento, e oltre 1.500 persero la vita». Perché la persecuzione dei Testimoni di Geova durante il nazifascismo è degna di nota? «Perché furono gli unici sotto il Terzo Reich a essere perseguitati unicamente sulla base delle loro convinzioni religiose. Inoltre furono gli unici, come gruppo, ad avere la possibilità di evitare il martirio: bastava che abiurassero la propria fede cristiana e sostenessero il regime. Nel 1994 Geneviève De Gaulle, nipote dell' ex presidente francese Charles De Gaulle rinchiusa nel campo di Ravensbrück, disse: "Quello che ammiravo molto in loro era che avrebbero potuto andarsene in qualsiasi momento semplicemente firmando una dichiarazione con cui rinnegavano la loro fede. In ultima analisi queste donne, all' apparenza tanto deboli e sfinite, erano più forti delle SS, che avevano dalla loro parte il potere e ogni mezzo"». Quali aspetti delle credenze dei Testimoni di Geova davano fastidio al nazifascismo? «Ai nazisti dava fastidio che i Testimoni di Geova facessero del bene a tutti, inclusi gli ebrei e le altre categorie discriminate, che nonostante l' opposizione continuassero a riunirsi e a parlare ad altri della Bibbia, che si rifiutassero di svolgere il servizio militare, di unirsi alle organizzazioni naziste, di fare il saluto nazista o anche solo di dire "Heil Hitler!", ovvero "la salvezza appartiene a Hitler". Per un cristiano la salvezza appartiene a Cristo e a nessun altro». Ho letto cose piuttosto lusinghiere sul comportamento dei triangoli viola nei lager nazisti. «È vero, esistono decine di testimonianze molto belle sul comportamento tenuto dai Testimoni nei campi. Ad esempio, un ebreo sopravvissuto al campo di Buchenwald disse che i Testimoni "erano sempre pronti ad aiutare gli altri prigionieri", e che in un' occasione "andarono in giro a dare una razione di pane agli ebrei vecchi e affamati, restando essi stessi senza cibo per quattro giorni"». Che dire dei Testimoni di Geova italiani? «Decine di Testimoni italiani furono condannati al carcere o al confino e almeno due di loro finirono nei campi di concentramento tedeschi: Salvatore Doria, di Cerignola (Foggia), e Narciso Riet, di Cernobbio (Como). Narciso Riet fu giustiziato a Brandeburgo. Alcuni anni fa in un parco del comune di Cernobbio è stata posta una targa commemorativa in suo onore». Perché è importante ricordare questa persecuzione? «Perché ricordare aiuta a non ripetere gli errori del passato. Purtroppo ancora oggi in alcune nazioni i Testimoni di Geova sono ingiustamente perseguitati. In Eritrea, ad esempio, tre Testimoni di Geova sono in prigione dal 1994! Il motivo? Essersi rifiutati di svolgere il servizio militare per motivi di coscienza. Sono stati privati della possibilità di sposarsi, di avere figli, di stare vicino ai loro genitori anziani e di decidere della loro vita. Non sono mai stati accusati di alcun reato e non è mai stata data loro la possibilità di difendersi davanti a un tribunale. Cose altrettanto tristi accadono in Russia, nonostante la ferma e reiterata condanna della comunità internazionale». di Steno Sari