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Brexit, May si gioca tutto

AdnKronos

Londra, 11 mar. (AdnKronos) - Sarà dal numero di "aye" e "no" che verranno pronunciati nell'aula della Camera dei Comuni che si deciderà il destino di Theresa May e della Brexit. E' un calendario parlamentare fittissimo quello che si apre questa settimana e che, a partire da oggi, determinerà le modalità con le quali il Regno Unito uscirà dall'Unione europea. Oppure, a seconda delle varie possibilità che potrebbero aprirsi in base ai voti che verranno espressi, portare a una proroga della Brexit e perfino ad un secondo referendum. Salvo cambiamenti di programma dell'ultimo minuto, i Comuni oggi esprimeranno nuovamente un voto "significativo" sull'accordo di uscita negoziato dalla premier May con la Ue. Se prevarranno i sì, la Brexit si compirà ordinatamente, il 29 marzo, data da tempo fissata per il divorzio tra Londra e Bruxelles. Il nodo è sempre quello, il 'backstop', la clausola di salvaguardia per il confine irlandese, rifiutata senza appello dall'ala euroscettica dei Tories. Poiché, per ammissione di Downing Street e della Commissione europea il negoziato per modificare il 'backstop' è in una "fase di stallo", ed è improbabile che intervengano novità sostanziali nelle prossime ore, si prevede una nuova sconfitta parlamentare per la premier. Difficile, se non impossibile, che la May riesca a superare la fatidica soglia di 325 voti necessaria per la maggioranza. Secondo i calcoli di queste ore, all'appello mancherebbero addirittura 200 voti, portando la premier ad una disfatta paragonabile a quella di gennaio. In base al calendario fissato nelle scorse settimane, se oggi l'accordo verrà bocciato, mercoledì i Comuni si riuniranno nuovamente per decidere sull'opzione 'no deal', vale a dire se uscire o meno dall'Unione europea senza un accordo. Se prevarranno i sì, il 29 marzo si concretizzerà lo scenario che in questi due anni di negoziati si è cercato di scongiurare: la Brexit caotica, disordinata, per la quale sono stati messi a punto piani di emergenza, ma sul cui esito pratico nessuno ha certezze. Se invece prevarranno i no, giovedì 14 marzo è previsto un nuovo voto. Stavolta, per decidere se chiedere una proroga dell'Articolo 50. In caso di voto favorevole alla mozione, Londra chiederà formalmente all'Unione europea un "breve" rinvio della Brexit, in modo da guadagnare tempo, senza dover prendere parte alle elezioni per il rinnovo dell'Europarlamento, come auspicato dalla May. La parola passerebbe quindi ai 27 leader della Ue, che nel vertice in programma il 21 e 22 marzo potranno accogliere la richiesta britannica, disinnescando (per il momento) lo spauracchio del 'no deal'. I leader Ue potrebbero anche decidere di accogliere la richiesta britannica di una proroga, ma non per un breve periodo, bensì per un tempo più lungo. A questo punto, se Londra accetterà la controproposta europea, si avrà comunque un rinvio della Brexit. Al contrario, se l'ala oltranzista dei Tories dovesse bocciare la controproposta Ue, si arriverebbe ad una fase di stallo, la stessa alla quale si giungerebbe direttamente, nel caso in cui i Comuni dovessero bocciare, nel voto del 14 marzo, la mozione per l'estensione dell'Articolo 50. Il rompicapo della Brexit si farebbe quindi, se possibile, ancora più complicato. Gli scenari prevedibili sono sostanzialmente tre: una Brexit senza accordo; un secondo referendum; un nuovo voto (il terzo) sull'accordo della premier May. Di nuovo, in caso di voto favorevole, si procederebbe ad una Brexit 'ordinata', il 29 marzo. In caso di ennesima bocciatura dell'accordo, lo scenario 'no deal' diventerebbe a questo punto inevitabile. A meno che, la Ue all'ultimo minuto non facesse delle concessioni sul 'backstop', tali da convincere la riottosa maggioranza parlamentare della May. L'accordo verrebbe quindi approvato dai Comuni, probabilmente pochissimi giorni (o ore) prima che l'orologio della Brexit segni inevitabilmente la sua ora alla mezzanotte del 29 marzo.