L'appalto

Emmanuel Macron si mangia l'Italia, le mani dei francesi sull'Istat

Francesco Specchia

Riecco il paradosso Italia-Francia: mentre fa sfilare Air France dal salvataggio Alitalia, ci blocca l' acquisizione Ficantieri-Stx e s' incavola come una biscia per le "ingerenze" di Salvini e Di Maio, be', monsieur Macron rischia di papparsi la parte più importante del sistema statistico italiano. E senza che nessuno se ne accorga. Leggi anche: Macron, i problemi mentali: il terribile sospetto di Facci Accade, infatti, che, sotto la coltre di una densa burocrazia, stia per scadere tra pochi giorni - il 18 febbraio - la cosiddetta "Gara per il servizio di conduzione e gestione di interviste Capi per la realizzazione di indagini continue e dei servizi connessi, strumentali ed opzionali per Istat". Che, detta così, sembra solo uno dei tanti, fumosi, tediosi, concorsini pubblici. Ma in realtà, a leggerne con attenzione il bando sul portale Consip si tratta della più ciclopica e completa indagine triennale continuativa sulle "spese delle famiglie" e "sulle forze lavoro", per una cifra di 29,720 milioni in tre anni. Cioè è la madre di tutte le ricerche di mercato. Per capirci: quella su cui si calcolano i dati del Pil, i consumi delle famiglie, l' occupazione, l' inflazione. Quella che determina i panieri. Quella soprattutto che, in virtù della sua base di 366mila interviste personali a nominativo fisso nominali "Capi" (le più costose: viso-a-viso col computer in mano), rappresenta per ogni Stato o azienda una formidabile banca dati con perfetta profilatura degli utenti. SENZA CONCORRENTI La "Gara per il servizio di conduzione, ecc.." è la più ambita, e già negli ultimi anni aveva subito una silenziosa colonizzazione francese. Fino ai primi del 2000 l' Istat la faceva direttamente. Poi, dal 2002 l' ha appaltata per dieci anni alla potente francese Ipsos che aveva acquistato - guarda caso - proprio quel ramo d' azienda Istat e contrattualmente aveva la prelazione. Quattro anni dopo, alla nuova gara, parteciparono sempre Ipsos, la tedesca Gfk, le italiane Doxa e l' Istituto Piepoli che si avvaleva di una rete di piccoli operatori (Pragma, Izi, e la romana Field Service Italia, la più grande rete di rilevatori sul territorio ora comprata dall' altra italiana Swg). E vinse, di un pelo, ancora Ipsos, Piepoli secondo. Oggi, all' ennesimo bando, con la situazione politica completamente cambiata, la Francia non ha più concorrenti. Gfk, il primo competitor, ha venduto il ramo d' azienda public affairs di ricerca, la sua statistica sociale, a Ipsos stessa. La Doxa di Marina Salamon, il secondo concorrente forte, si sfila perché pare sotto acquisizione, da novembre 2018 - secondo il quotidiano Mf, mai smentito - da parte di Bva, ovviamente francese finora non presente in Italia. ALLEANZA INEDITA All' ultimo momento pare che, a mantenere l' italianità ci stia pensando soltanto un' alleanza inedita, costruita in affanno, tra Piepoli e proprio la Swg di Adrio Maria De Carolis; costoro cercano partner italiani per fare muro contro la strategia egemonica d' Oltralpe. Ed è durissima, tocca dirlo: a parte il costo (Swg fattura 10 milioni, Piepoli 2), non sussiste la possibilità per una seconda offerta. Se la controffensiva non funziona, insomma, per i prossimi quattro anni la parte più importante del sistema statistico italiano sarà nelle mani di Macron. Ma il problema è più ampio. La ricerca di mercato italiana rischia l' estinzione, i grandi players oramai sono Bva, Ipsos francesi; Gsk tedesca; WWP inglese. Gli italiani, pur bravissimi, rimasti sono Masia, Noto, Ghisleri, e, appunto, la più grande Swg. Probabilmente i francesi, mostruosamente efficienti, conoscono l' importanza della materia più dei nostri burocrati. Siamo sicuri, infatti, che all' appena insediato presidente di Istat, Gian Carlo Blangiardo, demografo universitario in quota Lega, preoccupato del Pil, sia passato di mente che proprio la definizione del Pil stia nel sistema del rilevamento statistico. Ma non si tratta solo di orgoglio patrio. Da vent' anni la Francia ha fatto shopping con 1.925 imprese italiane per la cifra possente di 70 miliardi. E, proprio in questi giorni, in Libia, il generale Haftar appoggiato da Macron, ha conquistato l' impianto di Al Sharara, 315mila barili al giorno, finora controllato dal governo ufficiale appoggiato da Roma. Aziende, petrolio, e ora anche le statistiche. Ma darsi una mossa, no, eh?... di Francesco Specchia