Svelate le trame
Le Ong stanno per sparire. Soldi, una bruttissima fine: ora che le persone sanno...
Il dato è incontrovertibile: le donazioni alle Ong sono in continuo calo. In base a quanto rilevato dall' Osservatorio sui donatori italiani, che viene realizzato ogni anno -a cura di Gfk Eurisko - riguardo al 2017 gli italiani che hanno fatto donazioni risultano essere 9,75 milioni, mentre nel 2005 erano 15,9 milioni. Ad aprile era stata l' organizzazione Medici senza frontiere ad ammettere: rispetto alla raccolta fondi di un anno fa c' è stata una flessione del 7%, vale a dire che sono stati raccolti circa 4 milioni di meno. E anche ieri, alla presentazione a Roma del rapporto annuale sulle attività di Aiuto alla Chiesa che soffre, la fondazione di diritto pontificio che dal 1947 si occupa dei cristiani perseguitati nel mondo, si è parlato di questo calo consistente, che però vede Acs in controtendenza. «Credo che, oltre alle gravi difficoltà economiche che ovviamente si ripercuotono sul flusso di donazioni, sia da tenere in considerazione anche il calo di fiducia nei confronti di molte Ong», ha spiegato Alessandro Monteduro, direttore della sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre. Leggi anche: Ecco i vip internazionali che danno soldi alle Ong Crisi di fiducia - Analisi e sondaggi, dunque, sembrano confermare che in media si registra un calo del 5% delle donazioni alle organizzazioni non governative. L' allarme era già scattato nel 2017, quando diverse Ong internazionali erano state coinvolte in casi clamorosi per quel che riguarda gli sbarchi di immigrati sulle nostre coste, accusate apertamente, e in alcuni casi con prove concrete, quantomeno di favorire, con i loro salvataggi borderline, gli stessi trafficanti di esseri umani. Tutto ciò ha contribuito all' appannamento dell' immagine e, appunto, a incrinare la fiducia dei benefattori. Help Refugees, che associa 70 Ong in tutto il mondo, aveva già dichiarato nei luglio del 2017 che mentre qualche mese prima riusciva o a raccogliere 200mila sterline la settimana, in quel momento ne ricevevano poche migliaia al mese. In controtendenza Acs, dicevamo. Nell' anno scorso sono stati raccolti oltre 124 milioni di euro, attraverso le sue sedi nazionali e la sede internazionale. Come negli ultimi anni, gran parte delle offerte è stata devoluta a progetti in Africa (29,5%) e in Medio Oriente (21,2%). Dall' inizio delle cosiddette primavere arabe nel 2011, del resto, la Fondazione pontificia ha qui realizzato interventi per un totale di 75 milioni di euro, di cui 17 milioni solo nel 2017. Segno tangibile del fallimento di queste «primavere» e del fatto che quest' area rimane sempre rischio per quel che riguarda le condizioni dei cristiani e, in definitiva, della libertà religiosa che, come ha ricordato il cardinale Mauro Piacenza, presidente internazionale della Fondazione, «è la radice di di tutte le libertà». Ribadendo che Acs non è diventata «una sorta di organizzazione di solidarietà. Questa è rimasta un' opera di Chiesa, un' opera pastorale». E questa è forse la chiave per capire perché i benefattori continuano a «fidarsi» e a sostenere le sue opere. Aiutarli a casa - Il Paese che più ha usufruito dei progetti targati Acs è l' Iraq, con 9 milioni 200mila euro. Poi ci sono la Siria, l' Ucraina, la Repubblica democratica del Congo, l' India. Tutti Paesi in cui i diritti e persino la stessa sopravvivenza dei cristiani sono una sfida quotidiana. Chiese, case, scuole, ricostruiti dopo la furia di violenze e persecuzioni, «fatti concreti che si uniscono alla preghiera», ha sottolineato Alfredo Mantovano, presidente di Acs Italia. Per tornare al Medio Oriente, «abbiamo deciso di supportare in questa regione i cristiani che vogliono rimanere lì», ha spiegato Thomas Heine - Golden, direttore internazionale di Acs, «anche da un punto di vista sociale ed economico». Non si tratta di uno slogan forse abusato, del tipo «aiutiamoli a casa loro», sottolinea Monteduro, ma di ridare fiducia e speranza a chi in quelle terre è sempre vissuto e ne incarna tradizioni, spiritualità, futuro. di Caterina Maniaci