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Ex capo dell'Fbi all'attacco di Trump
Washington, 16 apr. (AdnKronos/Dpa) - James Comey all'attacco di Donald Trump. Secondo l'ex direttore dell'Fbi è possibile che i russi abbiano materiale compromettente sul presidente Usa che sarebbe quindi ricattabile. "Credo che sia possibile che abbiano qualcosa", ha risposto a una domanda durante l'intervista andata in onda sull'Abcnews, sottolineando che è una cosa "sconvolgente" dire una cosa del genere di un presidente degli Stati Uniti. "E' sconvolgente e vorrei non dirlo, ma è la verità", ha aggiunto. Quando era ancora a capo dell'Fbi Comey informò Trump del contenuto dell'ormai famoso dossier realizzato, su incarico di avversari politici, dall'ex spia britannica riguardo al materiale compromettente su Trump in mano ai russi. Un dossier che Comey nell'intervista ha definito "credibile" considerato il curriculum del suo autore, Christopher Steele, in seno all'intelligence britannica. "Era importante che noi analizzassimo il dossier, per vedere quello che potevamo verificare e quello che potevamo escludere", ha poi aggiunto. Insomma per Comey Trump è "moralmente inadatto" ad essere presidente degli Stati Uniti. "Una persona che vede un'equivalenza morale tra i fronti di Charlottesville - ha detto riferendosi agli scontri della scorsa estate scoppiati durante le manifestazioni dei gruppi razzisti di estrema destra - che parla delle donne e le tratta come se fossero solo pezzi di carne, che mente costantemente su cose piccole e grande ed insiste nel dire che gli americani gli credono, una persona del genere non è adatta ad essere presidente degli Stati Uniti, per motivi morali". L'ex super poliziotto però non spera che Trump venga destituito con l'impeachment perché questo "toglierebbe il compito agli americani" che invece hanno "il dovere" di "andare a votare e votare seguendo i loro valori". Ma c'è di più secondo l'ex direttore dell'Fbi, licenziato dal numero uno della Casa Bianca circa un anno fa: ci sono "certamente delle prove" che Donald Trump ostacolò il corso della giustizia quando gli chiese informazioni sull'inchiesta a carico dell'ex consigliere per la Sicurezza Michael Flynn. "Io approfonderei altre cose che riflettono il suo intento", ha detto l'ex direttore dell'Fbi, dando un consiglio al procuratore speciale Robert Mueller e ricordando di essere "solo un testimone in questo caso, e non un investigatore o un procuratore". La questione dell'intento è importante perché per sostenere il reato di "obstruction" bisogna dimostrare che vi fosse effettivamente l'intento da parte del presidente di intimidire Comey con le sue domande in quell'incontro del 14 febbraio 2016, il giorno dopo le dimissioni di Flynn. "Da allora mi domando - ha detto ancora Comey nell'intervista all'Abc - se non sapeva che stava facendo qualcosa di improprio, perché ha cacciato dalla stanza l'attorney general, il vice presidente e i leader dell'intelligence community?". "Mi chiedo - ha aggiunto rievocando ancora quel colloquio - perché ha parlato come me da solo se non aveva coscienza della natura della sua richiesta?".