La belva di Budrio

Igor il russo in carcere: isolamento tra gli jihadisti. In cortile una gabbia a cielo aperto

Andrea Tempestini

Igor il russo, il killer di Burdio arrestato a Saragozza, è un elemento di massima pericolosità: la lunga scia di sangue - cinque omicidi accertati - che si è lasciato alle spalle lo dimostra in modo piuttosto lampante. E lo dimostra anche il trattamento che le autorità spagnole stanno riservando a Norbert Feher, di cui dà conto Il Messaggero. Igor è rinchiuso in un reparto di massima sicurezza, isolato da quasi tutti gli altri detenuti, che per la stragrande maggioranza sono terroristi islamici. Insomma, Feher nel super-carcere di Zuera, a Saragoza, è stato messo insieme agli jihadisti. La decisione delle autorità iberiche di trasferirlo in questa struttura è stata dettata proprio dalla sua estrema pericolosità: per portarlo dal primo carcere a Zuera è stato disposto un trasferimento con cinque mezzi di scorta. Leggi anche: Igor, così mamma lo ha aiutato ad uccidere? Gli operatori del penitenziario che lo hanno in custodia hanno spiegato che "ha dormito in modo completamente normale". Niente scrupoli né pentimenti. Igor viene guardato a vista, non solo per la pericolosità ma anche per il timore che si tolga la vita: tempo fa, a un compagno di cella disse che "se torno dietro le sbarre mi uccido". Sguardo glaciale e inespressivo, non parla quasi con nessuno: la sua vita, in isolamento, è di pura solitudine. Agli agenti, tra l'altro, è vietato avere contatti con lui: è considerato troppo pericoloso, tanto che anche i pasti gli vengono passati attraverso una grata. Ai due funzionari che si occupano di lui, vigilandolo, 24 ore su 24, se ne aggiungono altri due che lo seguono a debita distanza quando Igor esce in cortile per le due ore d'aria concesse dal giudice: si teme che possa cogliere l'occasione per provare una disperata e rocambolesca fuga. Anche per questo, in cortile può camminare soltanto in uno spazio circondato da mura molto alte e da cancelli coperti da tele di stoffa che sembrano una rete, una sorta di gabbia a cielo aperto che scoraggi ogni minima idea di fuga.