Il cognato di Fini latitante dallo scorso marzo
Giancarlo Tulliani arrestato a Dubai: in attesa di estradizione
La notizia arriva come una bomba a metà pomeriggio, battuta dalle agenzie poco dopo le 16. Il cognato di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani, è stato arrestato a Dubai dove era latitante dallo scorso marzo. Su di lui pesa un mandato d'arresto per riciclaggio internazionale di denaro nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Roma sui rapporti, ritenuti illeciti, della famiglia Tulliani con il "re delle slot" Francesco Corallo. Tulliani aveva scelto l'emirato proprio perchè con l'Italia non esiste un accordo per le estradizioni e lì viveva beato (e pure paparazzato in più di una occasione) con la fidanzata. Ora, secondo quanto riportano le agenzie, Tulliani sarebbe in attesa di estradizione, proprio nei giorni in cui si attende il rinvio a giudizio di Giancarlo Fini (dopo la chiusura delle indagini a suo carico) per il medesimo reato. "Vedremo la decisione, Dubai in altri casi ha negato l’estradizione" ha spiegato lo stesso avvocato di Tulliani, Titta Madia, una volta informata dell'arresto negli Emirati del suo arresto. L’Italia ha di recente messo a punto un accordo sulle estradizioni con Dubai, "ma - sottolinea Madia - non è ancora stato ratificato in via definitiva dal Parlamento". L’inchiesta sul riciclaggio, che ha coinvolto, oltre a Tulliani, il cognato Gianfranco Fini, ex leader di An ed ex presidente della Camera, la sorella Elisabetta, il padre Sergio e l’imprenditore Francesco Corallo, è stata chiusa nelle scorse settimane dai pm di Roma: il procuratore aggiunto della Capitale Michele Prestipino e il pm Barbara Sargenti hanno provveduto a notificare l’avviso di conclusione delle indagini alle parti, passo che anticipa di solito la richiesta di rinvio a giudizio. Gli accertamenti della Procura romana hanno riguardato principalmente l’appartamento di Montecarlo (che una contessa aveva lasciato in eredità ad An) che Giancarlo Tulliani, secondo gli inquirenti, acquistò con i soldi di Corallo attraverso la creazione di due società off-shore, la Primtemps e la Timara: poco più di 300mila euro nel 2008 quando la cessione dell’immobile nel 2015 fruttò un milione e 360mila dollari. Un’operazione di compravendita che Fini avrebbe autorizzato senza sapere (così si giustificò davanti ai magistrati quando venne interrogato) che dietro c’era il cognato.