Esteri
Siria, Kerry: "Con gas oltre 1400 morti" Hollande: "Attacco entro mercoledì"
Washington, 30 ago. (Adnkronos/Ign) - "Sappiamo da dove sono stati lanciati i missili, sappiamo l'ora e sappiamo dove sono atterrati. Partivano da zone controllate dal regime e finivano su zone controllate dall'opposizione". Così il segretario di Stato americano John Kerry ha messo in chiaro - citando l'esito del rapporto di intelligence messo a punto dagli esperti americani - che la responsabilità della strage compiuta il 21 agosto scorso alla periferia di Damasco con armi chimiche ricade interamente sul regime di Assad. Il rapporto parla di 1.429 morti, tra cui 426 bambini. "Questo è quello che ha fatto Assad al proprio popolo", ha affermato Kerry. "Sappiamo - ha proseguito Kerry, riepilogando l'esito dell'inchiesta, che ha definito "chiaro" - che il regime di Assad ha il più grande programma di armi chimiche dell'intero Medio Oriente, sappiamo che ha usato queste armi diverse volte quest'anno, su piccola scala, contro il proprio popolo", inclusi nei luoghi non lontani dall'attacco di mercoledì scorso. "Sappiamo che il regime voleva far piazza pulita dell'opposizione". "Leggetelo da soli", ha aggiunto, alludendo al rapporto. "Prove che provengono da migliaia di fonti, prove che sono già pubblicamente disponibili", ha detto spiegando che la versione divulgata pubblicamente del rapporto non contiene tutti i dati, ma esclude alcune informazioni che restano secretate per motivi di sicurezza delle fonti e che sono quindi state comunicate esclusivamente ai membri del Congresso ed ai responsabili politici coinvolti nelle decisioni. Da Manila, il segretario alla Difesa americano, Chuck Hagel, ha affermato che nonostante il Parlamento britannico abbia rifiutato l'intervento militare, gli Stati Uniti cercano ancora di formare una coalizione internazionale per agire contro la Siria. E' "l'obiettivo del presidente Obama e del nostro governo che qualunque decisione verrà presa" sia il risultato "di uno sforzo e di una collaborazione internazionali", ha aggiunto Hagel. "Il nostro approccio - ha spiegato - è quello di continuare a trovare una coalizione internazionale che agirà di concerto". Caitlin Hayden, portavoce della Casa Bianca, da parte sua ha specificato che "la decisione del presidente Barack Obama dipenderà dai migliori interessi degli Stati Uniti". Per Obama, ha aggiunto, "ci sono in gioco interessi fondamentali per gli Stati Uniti e i Paesi che violano le norme internazionali sulle armi chimiche devono renderne conto". Dopo lo stop del Parlamento il primo ministro David Cameron si è detto ancora convinto che sia necessaria "una risposta forte" in Siria. Mentre il presidente francese, Francois Hollande ha sottolineato che la Francia può agire senza il suo alleato britannico. "Ogni Paese - sono state le parole di Hollande - è sovrano di partecipare o meno a un'operazione. Questo vale per il Regno Unito come per la Francia". Hollande non esclude quindi un intervento in Siria prima di mercoledì, giorno in cui il parlamento è stato convocato in sessione straordinaria per discutere della crisi siriana, ma esclude che questo possa avvenire prima della partenza degli ispettori dell'Onu dalla Siria. "Escludo di prendere una decisione prima di disporre di tutti gli elementi che la giustificherebbero". Il presidente francese ritiene che "il massacro chimico di Damasco non può e non deve rimanere impunito. Altrimenti" si correrebbe il rischio di "un'escalation che banalizzerebbe l'utilizzo di queste armi e minaccerebbe altri Paesi. Non sono a favore di un intervento internazionale che si propone di 'liberare' la Siria o di rovesciare il dittatore, ma credo che" sia necessario imporre una "battuta d'arresto" a un "regime che commette l'irreparabile sulla sua popolazione". E se il Consiglio di Sicurezza non è in grado di agire, "si formerà una coalizione", che "dovrà essere il più ampia possibile". La Russia invece intende utilizzare il suo potere di veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per fermare qualsiasi intervento militare. A un attacco internazionale non parteciperà la Germania secondo quanto ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, al quotidiano 'Neue Osnabrucker Zeitung'. "Né ci è stato chiesto, né lo consideriamo" ha affermato il capo della diplomazia tedesca. Oggi è stata l'ultima giornata di sopralluoghi per gli ispettori Onu inviati in Siria a verificare le notizie sull'uso di armi chimiche. Il regime di Damasco ha annunciato che gli ispettori delle Nazioni Unite torneranno in Siria, ma senza precisare quando. Stando a quanto riportato dall'agenzia di stampa ufficiale 'Sana', il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Muallim, è stato rassicurato nel corso di un colloquio telefonico con il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che il team degli ispettori "tornerà per ispezionare siti dove soldati lealisti sono stati esposti ad attacchi con gas". Il capo della diplomazia di Damasco ha inoltre chiesto al segretario Onu di essere "obiettivo e respingere le pressioni'" in merito al lavoro degli ispettori per stabilire i responsabili dell'uso di armi chimiche nel conflitto. Muallim, secondo cui il regime rifiuterà ogni rapporto parziale delle Nazioni Unite, ha infine avvertito Ban che "qualsiasi aggressione minerebbe gli sforzi per trovare una soluzione politica alla crisi siriana".