Esteri
Siria, Bonino frena anche su azione Onu: "Partecipazione Italia non automatica"
Roma, 28 ago. (Adnkronos/Ign) - Mentre col passare delle ore prende corpo l'ipotesi di un imminente attacco in Siria, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon esorta alla cautela sottolineando che agli ispettori Onu che stanno indagando sull'uso di armi chimiche deve essere lasciato il tempo necessario per completare il loro lavoro. "E' essenziale che i fatti vengano accertati". Proprio oggi gli ispettori Onu inviati a Damasco hanno ripreso i loro sopralluoghi nei siti colpiti da presunti attacchi chimici. Lo riferisce la Bbc, affermando che gli esperti stanno tornando nei sobborghi di Damasco dove la scorsa settimana sarebbero stati usati gas letali. Le operazioni della squadra erano state sospese ieri per la mancanza di condizioni di sicurezza idonee, mentre lunedì uno dei veicoli su cui viaggiavano gli ispettori era stato preso di mira da alcuni cecchini. Stati Uniti e Regno Unito però "non hanno dubbi" sul fatto che il regime di Bashar Al Assad sia responsabile dell'uso di armi chimiche nell'attacco della scorsa settimana. Lo ha riferito un portavoce di Downing Street. Il premier britannico David Cameron nella tarda serata di ieri ha avuto una conversazione telefonica con il presidente Usa Barack Obama per "ascoltare le ultime valutazioni degli Stati Uniti sulla questione" e prima di partecipare alla riunione del vertice del Consiglio di sicurezza nazionale britannico in programma per oggi, ha aggiunto il portavoce. Lo stesso Cameron attraverso il suo account Twitter ha annunciato che oggi presenterà una bozza di risoluzione al Consiglio di sicurezza di condanna per l'uso di armi chimiche da parte del governo siriano e per chiedere l'autorizzazione per prendere le "misure adeguate per la protezione dei civili" in Siria. Il premier britannico ha esortato inoltre i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu ad "essere all'altezza" delle proprie responsabilità". Secondo quanto riferisce la portavoce di Downing Street, la risoluzione chiederà l'autorizzazione ad adottare "tutte le misure necessarie in base a Capitolo 7 della Carta dell'Onu per proteggere i civili dalle armi chimiche". "Abbiamo sempre detto che vogliamo che il Consiglio di sicurezza dell'Onu sia all'altezza delle proprie responsabilità sulla Siria. Oggi ha l'opportunità di farlo", ha affermato il premier britannico via Twitter. L'Italia però si chiama fuori. Anche se dovesse arrivare una luce verde dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu all'attacco in Siria "non sarebbe automatico" per l'Italia "concedere le basi o intervenire". Lo ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino. "L'Italia crede che un'azione militare senza copertura del Consiglio di Sicurezza dell'Onu rischi di esacerbare una situazione già più che esplosiva" ha aggiunto il ministro. Il via libera Onu, ha sottolineato Bonino, "sarebbe uno scenario di legalità internazionale che dovrebbe perlomeno porre un serio dibattito in Parlamento". In ogni caso, sottolinea, "non devono esserci ambiguità o dubbi sulla posizione del governo: l'attacco sarebbe un ultimo episodio che si aggiunge a una catena di episodi efferati, e non solo del regime. Ma in ogni caso implica una condanna senza mezzi termini". "L'orrore per ciò che è successo -prosegue Bonino- è ampiamente condivisibile: la differenza di valutazione e' sull'utilita' di un intervento armato, che solitamente nascono limitati e poi diventano illimitati". Bonino afferma che il governo capisce "le ragioni di alcuni paesi di dare un avvertimento muscoloso ad Assad" ma la regione presenta "complessità", tra cui "la reazione di altre potenze". In ogni caso, conclude, "noi siamo così impegnati in quella regione che riteniamo che solo il Consiglio di Sicurezza possa e debba assumersi le responsabilità di un intervento militare". Un concetto ribadito anche dall'inviato della Lega Araba e delle Nazioni Unite per la Siria, Lakhdar Brahimi, secondo cui in base alla legge internazionale, per intraprendere un'azione militare contro la Siria è necessaria una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu. L'Iran, principale alleato della Siria, lancia un duro monito all'Occidente. La Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei, avverte che un intervento militare Usa sarebbe "un disastro per la regione" mediorientale. "La regione - ha precisato Khamenei - è come una polveriera e il futuro non può essere previsto". La Guida Suprema iraniana, incontrando a Teheran i membri del nuovo governo, ha quindi messo in guardia Washington dalle conseguenze dell'intervento, sottolineando che "se avverrà, certamente gli americani subiranno danni come è avvenuto per le loro interferenze in Iraq e Afghanistan". L'amministrazione Obama ritiene che l'intelligence americana abbia potuto stabilire come le forze del regime siriano abbiano immagazzinato, assemblato ed usato le armi chimiche che sarebbero state utilizzate nel corso dell'attacco fuori Damasco. A riferirne sono funzionari statunitensi citati dal Washington Post, secondo i quali l'amministrazione si prepara a divulgare le prove, forse gia' domani, che dovrebbero dimostrare che e' il presidente siriano Bashar Assad il responsabile di cio' che i funzionari americani hanno definito un "innegabile" attacco chimico che ha ucciso centinaia di persone alla periferia della capitale. Il rapporto, messo a punto dall"Office of the Director of National Intelligence', e' uno degli ultimi passi che l'amministrazione sta compiendo prima di una decisione del presidente Barack Obama su un attacco militare americano in Siria. I tempi di una risposta militare dipendono non solo dalla necessita' di raccogliere prove incontrovertibili contro Assad - anche in virtù del ricordo di una guerra basata su false denunce circa l'esistenza di armi di distruzione di massa, scrive il quotidiano - ma anche dal bisogno di consultarsi con il Congresso ed i partner internazionali. Un'altra questione è quella dell'incolumità degli ispettori delle Nazioni Unite in Siria, spiega una fonte citata dal giornale. "Siamo preoccupati per la possibilità che il governo siriano possa cercare di rinviare l'accesso e negoziare in modo da prolungare il processo ed evitare conseguenze", ha spiegato un funzionario. Il continuo bombardamento della zona del massacro e di quelle circostanti, "assicura maggiore tempo e spazio per cercare di coprire le cose e rinviare il tutto". L'amministrazione Obama ha respinto l'idea di una colpa possibile dei ribelli, sostenendo che solo il governo di Damasco dispone delle armi usate in quella circostanza. In tutto Israele intanto la gente è sempre più preoccupata e si stanno formando già lunghe code davanti ai centri di distribuzione delle maschere anti gas, senza che il Comando interno delle forze armate israeliane abbia allertato la popolazione.