Esteri
Egitto: Simoni, aggredita per la telecamera, qui chi grida Al Jazeera scatena l'inferno
Roma, 17 ago. (Adnkronos) - "C'e' stata un'aggressione mentre stavamo lavorando intorno alla Moschea Al Fath in piazza Ramses, quella in cui erano stati assediati alcuni manifestanti per tutta la notte. Noi stavamo raccontando questa cosa, come gli altri colleghi che erano li' con noi e c'e' stata un'aggressione in particolare nei miei confronti perche' noi abbiamo una telecamera, siamo una televisione, e in questo momento coloro che avevano visto le barricate bruciare tutta la notte per questi scontri con i fratelli musulmani erano arrabbiatissimi con Al Jazeera tanto che qualunque persona cominci a gridare Al Jazeera scatena un inferno. Ed e' questo che e' successo. Fortunatamente noi avevamo un traduttore che e' di quella zona e che e' quindi riuscito a portarci in salvo. Poi pero' e' intervenuto l'esercito perche' nel frattempo la piazza era di nuovo al centro di scontri". In un intervento audio l'inviata Gabriella Simoni, in collegamento con l'edizione delle 18.15 di Studio Aperto, spiega quello che e' accaduto nelle ultime ore quando Mediaset ha perso i contatti con lei. "La cosa piu' difficile - racconta - e' stata non poter dire alla mia famiglia e ai colleghi che stavo bene. E' stata la cosa che mi ha angosciato di piu' momento dopo momento. Tecnicamente, pero', la cosa piu' difficile l'ho provata quando sono stata bendata, messa su una macchina e trasportata in luogo ignoto. Una cosa che non avevo mai provato e che da' una sensazione di fragilita' e di impotenza incredibile". "Ora - assicura la giornalista - sto bene, sto andando verso l'ambasciata italiana. E' finita questa situazione molto difficile. Qui - spiega - ci sono due forze contrapposte e uno stato di polizia, di fatto. Ecco perche' in queste ultime ore hanno controllato tutti i documenti, tutte le dichiarazioni che abbiamo fatto e soprattutto i nostri telefonini, il materiale che avevano girato. Ci hanno bendato per portarci in questo posto ignoto e ho sentito (vedere non mi era possibile) che c'erano altri giornalisti, alcuni francesi. Poi sono stata raggiunta dalla collega di Radio Rai che e' stata portata li' anche lei. Nel frattempo si e' mossa l'ambasciata. Sono stati rapidissimi per i tempi che normalmente ci sono in queste situazioni, visto che comunque siamo in una situazione molto difficile e precaria con uno stato di polizia di fatto che poi e' l'esercito che puo' decidere di trattenere chiunque per qualunque tempo senza dare la possibilita' di avvertire, cosa che io ho cercato di fare con degli sms".