Terrore a Londra

Ingrid, la mamma eroinache sfida il Killer: "Mi hanno detto vogliamo la guerra"

Lucia Esposito

Si chiama Ingrid Loyau-Kennet  ed è diventata l'eroiona di Londra. E' una mamma che ha sfidato l'uomo che ha ucciso un soldato inglese a colpi di machete. Stava rientrando a casa su un autobus numero 53 dopo un viaggio in Francia."L'autobus si è fermato. Potevo vedere chiaramente un corpo sulla strada ed un’auto danneggiata. Avevo seguito un corso di primo   intervento e allora ho chiesto a qualcuno di dare un’occhiata alla mia  borsa e sono scesa per vedere se potevo essere d’aiuto. Mi sono   avvicinata al corpo, c'era una signora seduta che ha detto che era   morto. Aveva cercato di assisterlo mettendo qualcosa sotto la sua  schiena e una giacca sul volto. Gli ho sentito il polso e non aveva   battiti. Poi un uomo nero con un cappello nero ed una pistola in una  mano e una mannaia nell’altra si è avvicinato. Era in uno stato di   sovraeccitazione e mi ha detto di non avvicinarmi al corpo. Non  provavo qualcosa in particolare. Non avevo paura perché non era   ubriaco, non era sotto l’effetto di droghe. Era in uno stato normale. Potevo parlare con lui e lui voleva parlare e questo abbiamo fatto".  Il coraggio di Ingrid - Ingrid continua il suo racconto e dice: "Ormai la gente intorno era talmente tanta che non  volevo che lui si agitasse o impaurisse. Ho continuato a parlargli per  tenerlo calmo. Poi ho visto che il mio autobus si muoveva e sapevo che  la polizia sarebbe arrivata molto presto. Gli ho chiesto se potevo   fare qualcosa, ha detto no. Sono salita sull'autobus e dopo 10 secondi  qualcuno è salito e ci ha fatti scendere. Ho visto arrivare un’auto   della polizia. I due aggressori sono corsi verso l’auto e gli agenti   li hanno colpiti alle gambe, credo. Sono solo contenta di essere   riuscita a fare qualcosa che può avere evitato altri problemi. Al   momento mi sento bene, ma so che l’effetto dello shock potrebbe   investirmi più avanti. Ho parlato con lui per più di cinque minuti. Gli  ho chiesto perché avesse fatto quello che aveva fatto. Ha detto che   aveva ucciso l’uomo perché era un soldato britannico che aveva ucciso  donne musulmane e bambini in Iraq e Afghanistan. Era furioso per la   presenza in quei posti dell’esercito britannico".    Ad un certo punto la donna racconta di aver visto del sangue   riprendere a fluire dal corpo a terra e di aver sentito l’impulso di   avvicinarsi. Ma non lo ha fatto, ha spiegato "perchè non volevo   alterare l’uomo". "Gli ho chiesto cosa intendesse fare perchè la   polizia sarebbe certamente arrivata presto. Ha detto che era una   guerra e che se la polizia fosse arrivata, avrebbe ucciso gli agenti.   Gli ho chiesto se questo gli sembrasse sensato ma era chiaro che   voleva proprio questo.  A questo punto l’uomo si è allontanato e la donna ha parlato   con l’altro aggressore: "Era più tranquillo, più timido. Gli ho   chiesto se mi volesse dare ciò che aveva in mano, un coltello. Ha   detto di no. Gli ho chiesto se volesse andare avanti ed ha risposto   più volte no. Non volevo agitarlo e l’altro uomo è tornato da me".