Il delitto al Cairo

Giulio Regeni, l'Egitto uccide le "prove". Ammazzati i killer, la strana scoperta

Eliana Giusto

La polizia egiziana ha ritrovato i documenti di Giulio Regeni nella casa della sorella di uno dei componenti della banda criminale che sarebbero stati coinvolti nel sequestro del giovane e che sono stati uccisi ieri in uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza. Lo scrive il giornale al-Ahram, mentre il ministero degli Interni ha postato su Facebook le foto del passaporto del ricercatore trovato morto il 3 febbraio scorso e del tesserino dell'università di Cambridge e dell'Università americana al Cairo. Secondo il ministero degli Interni, i documenti si trovavano in "una borsa rossa con sopra la bandiera italiana" insieme ad altri effetti personali appartenenti a Regeni, come la sua carta di credito e due cellulari. L'appartamento nel quale sono stati rinvenuti, situato nel governatorato di Qalyoubiya, a nord del Cairo, è di proprietà della sorella di uno dei membri della banda che, secondo le autorità, era dedita al sequestro di stranieri, Tarek Saad, 52 anni. La moglie, interrogata, ha sostenuto che la borsa rossa appartiene al marito. Ieri, Saad, insieme al figlio 26enne e ad altri due uomini di 40 e 60 anni, erano rimasti uccisi in uno scontro a fuoco con la polizia che li aveva individuati e stava cercando di arrestarli. Secondo il ministero degli Interni, i sospetti facevano parte di una banda che rapiva straniera allo scopo di derubarli: i quattro sarebbero stati coinvolti in nove casi del genere.