La denuncia
Esecuzioni di massa con decapitazioni:e rispunta la minaccia di Al Qaeda
Più di 50 persone saranno condannate a morte in Arabia Saudita. Stando ai dati diffusi da Amnesty International, l’Arabia Saudita è uno dei paesi con il più alto numero di esecuzioni capitali dopo la Cina e l’Iran. Un numero che sarebbe ulteriormente cresciuto negli ultimi mesi La maggior parte delle esecuzioni viene eseguita tramite decapitazione, altre con un plotone di esecuzione. Non solo. In alcuni casi i cadaveri con le teste mozzate vengono lasciati esposti. Nel mese di gennaio il re Salaman è succeduto al fratello Abdullah considerato più liberale e dal mese di marzo ha cominciato una campagna militare contro i ribelli in Yemen uccidendo molti civili. Il sistema giuridico del Paese si basa sulla legge della sharia e i giudici sono religiosi salla scuola sunnita Wahhabi. Sono considerati crimini religiosi la blasfemia, l’apostasia e l’abbandono della fede islamica. Tutti crimini puniti con la pena capitale. Nell’elenco dei condannati a morte c’è il poeta e l’artista palestinese Ashraf Fayadh, 35 anni, condannato per apostasia. Le autorità saudite non procederanno all’esecuzione di Ali al-Nimr e di altri due giovani condannati a morte per reati commessi quando erano minorenni. Lo scrive il sito Middle East Eye, che cita una fonte anonima di Qatif, provincia orientale del regno. Sull’account Twitter Mujtahidd, gestito da una "gola profonda" che in passato ha anticipato diverse notizie dall’Arabia Saudita, è apparso l’annuncio che oggi sarebbero stati giustiziati 55 condannati a morte, tra cui si temeva ci fosse al-Nimr. Graziato - Il giovane è nipote di un oppositore sciita ed è stato condannato alla decapitazione e alla crocifissione del cadavere. Il caso ha sollevato lo sdegno internazionale, ma la fonte di Middle East Eye ha negato che oggi siano in programma le 55 esecuzioni e ha aggiunto di non ritenere che al-Nimr e altri due giovani saranno mai giustiziati. "Credo - ha detto - che Ali al-Nimr e gli altri due ragazzi non saranno giustiziati. Invece credo - ha aggiunto - che Sheikh al-Nimr (lo zio di Ali, leader della protesta sciita del 2011, ndr), quattro detenuti sciiti e i prigionieri salafiti saranno giustiziati", in una data per ora non precisata. Secondo la fonte, le autorità saudite potrebbero procedere presto a una esecuzione di massa con l’obiettivo di provocare sia la minoranza sciita sia i salafiti legati ad al-Qaeda. "Se procedono con questa esecuzione - ha affermato - gli sciiti sranno infuriati, lo saranno anche i salafiti e il governo saudita sarà attaccato. Così il governo potrà dire di essere sotto attacco di avere bisogno di sostegno. Sta cercando una scusa per dire all’Occidente: ’Combattiamo contro il terrorismo e abbiamo bisogno del vostro aiuto per mantenere la stabilità". La scorsa settimana, il sito saudita Okaz annunciava che saranno presto portate al patibolo 55 persone condannate a morte per «reati contro lo Stato». Il sito non annunciava i nomi dei condannati, ma precisava che alcuni di loro sono originari della provincia orientale di al-Sharqiyya, dove risiede una nutrita comunità sciita. Tra le possibili decapitazioni, anche quelle di molti condannati per terrorismo. Nel 2015, 151 condanne a morte sono state eseguite in Arabia Saudita, quasi il doppio delle 88 eseguite in tutto il 2014.