La diplomazia Usa

Obama e la mediazione tra Putin e EroganEcco cosa ha chiesto ai due leader

Lucia Esposito

Non cala la tensione tra Russia e Turchia, mentre la Nato si dice disposta a dare maggiore aiuto ad Ankara (pur sottolineando che questo impegno era stato deciso prima che Ankara abbattesse un caccia russo alla frontiera siriana). Preoccupato di evitare il braccio di ferro tra due protagonisti sulla scena mediorientale, il presidente Usa, Barack Obama, ha invitato Mosca ed Ankara concentrarsi sul "nemico comune", l’Isis. Al termine di un incontro a Parigi con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, Obama ha sottolineato  "il diritto della Turchia a difendere se stessa e il suo spazio aereo", ma ha invitati i due Paesi a lasciarsi alle spalle le tensioni: "Tutti noi abbiamo un nemico comune, che è l’Isis, e voglio che ci concentriamo su quella minaccia". Le tensioni tra i due Paesi sono arrivate a un punto critico dopo l’ abbattimento di un caccia russo da parte dell’aviazione turca al confine siriano. Putin lunedì ha accusato Ankara di aver abbattuto l’aereo per "difendere i propri traffici petroliferi con l’Isis", traffici In cui sarebbe coinvolto - è l’accusa di Mosca- addirittura uno dei figli del presidente turco. La risposta - Accuse definite "immorali" da Recep Tayyip Erdogan, che lo aveva esortato a fornire le prove. "Se Putin è in grado di dimostrare quanto afferma, mi dimetterò", ha addirittura promesso Erdogan. E oggi è arrivata la controrisposta di Mosca: la Russia non deve dimostrare nulla ma "utilizza questa informazione nella lotta al terrorismo", ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. "Questa informazione è usata nella lotta al terrorismo", ha continuato Peskov, probabilmente alludendo ai bombardamenti alle aree al confine tra Siria e Turchia. Il premier turco, Ahmet Davutoglu, ha esortato la Russia a ristabilire un canale di dialogo (a cominciare da un maggiore coordinamento militare, per evitare il ripetersi di incidenti) piuttosto che continuare a lanciare accuse infondate»ad Ankara sull’acquisto del petrolio prodotto dai jihadisti. "Quando hai una guerra alle porte e i rifugiati che entrano in Turchia, non è responsabile ignorare le incursioni nei tuoi cieli. E non è possibile - ha aggiunto - nascondere violazioni dello spazio aereo dietro accuse senza fondamento che chiamano in causa la Turchia su presunti acquisti di petrolio al Daesh (l’acronimo in arabo per l’Isis ndr)". Intanto il numero uno della Nato, Jens Stoltenberg, ha fatto sapere che l’Alleanza lavora su nuove misure per garantire la sicurezza della Turchia« ma ha precisato che esse non sono collegate all’incidente causato dagli F-16t di Ankara. Già nel 2012, con l’acuirsi del conflitto in Siria, gli alleati Nato avevano schierato batterie di missili Patriot lungo il confine meridionale della Turchia, poi progressivamente ritirate, tranne una.