Distrutto da un'esplosione

Aereo russo caduto in Egitto: si fa largo la pista della bomba a bordo

Matteo Legnani

L'ipotesi che si sta facendo sempre più largo, relativamente all'Airbus A321 della Metrojet caduto sabato mattina sul Sinai dopo essere decollato da Sharm El Sheikh, è quella di una bomba a bordo. Un ordigno sistemato tra i bagagli che ha distrutto in più parti il velivolo, i cui pezzi sono stati trovati su un'area molto vasta, di circa 20 chilometri quadrati. Proprio il fatto che il velivolo sia in mille pezzi molto distanti tra loro rende ormai certa una esplosione come causa dell'incidente. Ma il Metrojet, dopo 23 minuti di volo, si trovava già a circa 9mila metri di quota ed è difficile, se non impossibile, che i guerriglieri jihadisti del Sinai siano dotati di artiglieria in grado di colpire a una simile altitudine. Quindi, l'ipotesi della bomba è altamente probabile: la Russia, nelle ultime settimane, ha incrementato di molto il suo intervento in chiave anti-isis in Siria e russi erano sia l'aereo sia la gran parte dei 224 tra passeggeri ed equipaggio che erano a bordo e che sono morti tutti. A ciò si aggiunga la delicata situazione del Sinai, dove sono attivi da anni gruppi di jihadisti che hanno tutto l'interesse a colpire l'industria turistica del Mar Rosso, che se ha visto ridursi le presenze europee proprio per la minaccia terroristica, è rimasta molto attraente per la clientela russa, soprattutto per i prezzi molto convenienti di voli e alberghi. Un terzo fattore riguarda gli scali aerei egizianI. Nel paese l'allerta è stata accresciuta con il nuovo regime del generale Al-Sisi. Ma negli scali del Paese restano limiti infreastrutturali e di vigilanza che rendono più facile che altrove far salire a bordo ciò che non dovrebbe.