Verso una multa colossale
Strasburgo mette sotto inchiesta Google: abuso di posizione dominante
La Commissione europea ha accusato Google di abuso di posizione dominante allo scopo di favorire i suoi prodotti nelle ricerche su internet e ha annunciato l’apertura di un’indagine antitrust su Android, il sistema operativo per dispositivi mobili realizzato dalla compagnia. In un comunicato, la Commissione ha reso noto di avere informato Google delle accuse con una lettera di obiezioni, inviata cinque anni dopo l’inizio delle indagini sul colosso di Mountain View. Si tratta di un’accusa molto simile a quella rivolta dall’Ue a Microsoft qualche anno fa per gli abusi di posizione dominante attraverso il sistema operativo Windows, che domina il mercato dei computer. Le accuse - La Commissione ritiene che Google "abbia abusato della sua posizione dominante nei mercati dei servizi generali di ricerca su internet nello spazio economico europeo, favorendo sistematicamente la comparsa dei suoi servizi per acquisti online nei risultati delle ricerche generali". "L’opinione preliminare della Commissione è che tale condotta violi le norme antitrust dell’Unione europea, poiché reprime la concorrenza e pregiudica la scelta dei consumatori», ha riferito la Commissione europea, precisando che la notifica a Google «non rappresenta un giudizio anticipato sulla questione". La Commissione iniziò nel 2010 a indagare per capire se il modello di business di Google potesse equivalere ad abuso di posizione dominante riguardo al settore delle ricerche e delle pubblicità online. Il Wall Street Journal ha azzardato che la multa sarà di 6 miliardi. La difesa del colosso - Google si è detta in "forte disaccordo" con la decisione della Commissione europea. Sul proprio blog, la compagnia di Mountain View ha pubblicato un post intitolato ’La ricerca del dannò, in cui si legge che il colosso "dissente con rispetto ma energicamente" con la notifica delle accuse da parte dell’Ue. Nel blog europeo della compagnia, il vice presidente di Google Search Amit Singhal afferma che l’azienda intende spiegarsi e difendersi di fronte alla Commissione nelle prossime settimane. La compagnia ha inoltre affermato nel blog che sebbene Google «possa essere il motore di ricerca più utilizzato, le persone possono accedere alle informazioni in molti modi diversi e le accuse di danni ai consumatori e concorrenti hanno dimostrato di essere lontane» dalla verità. "Gli utenti hanno più scelta che mai", vista l’esistenza di "numerosi altri motori di ricerca come Bing, Yahoo, Quora, DuckDuckGo e gli assistenti alle ricerche come Siri di Apple e Cortana di Microsoft", si legge ancora nel blog. "Inoltre, ci sono tonnellate di servizi specializzati quali Amazon, Idealo, Le Guide, Expedia o eBay. Per esempio, in Germania i tre servizi di shopping più popolari sono Amazon, eBay e Idealo (che è di Axel Springer)". In più "le persone usano sempre di più social quali Facebook e Twitter per cercare suggerimenti su dove mangiare, quali film guardare o come decorare la propria casa". E ancora "quando si tratta di notizie, spesso gli utenti vanno direttamente sui loro siti preferiti. Per esempio, Bild e The Guardian ricevono più dell’85% del loro traffico direttamente; meno del 10% arriva da Google". "Naturalmente, anche il mobile sta cambiando le cose", rileva Google precisando che oggi, 7 minuti su 8 spesi su mobile sono spesi all’interno delle app. Per Google "la concorrenza online prospera". E infatti "se guardate allo shopping - un’area sulla quale ci sono state molte denunce e su cui la stampa ha ampiamente suggerito che la Commissione Europea si sarebbe focalizzata nel suo Statement of Objection - è chiaro che 1) c’è molta concorrenza (anche da parte di Amazon e eBay, due dei più grandi siti di shopping del mondo) e 2) il servizio Google Shopping non ha danneggiato la concorrenza". "Qualunque economista vi direbbe che non si vede molta innovazione, né nuovi attori o investimenti in settori nei quali la concorrenza è stagnante - o in settori che sono dominati da un unico attore. E invece questo è esattamente quello che sta succedendo nel nostro mondo. Zalando, il sito tedesco di shopping, si è quotato nel 2014, con una delle IPO di aziende tech più grandi che ci siano mai state in Europa. Aziende come Facebook, Pinterest e Amazon hanno investito su propri servizi di ricerca e motori di ricerca come Quixey, DuckDuckGo e Qwant hanno attratto nuovi finanziamenti. Assistiamo all’innovazione nella ricerca vocale e alla crescita degli assistenti di ricerca - e altro arriverà", conclude il vice president.