Era malata di cancro al cervello
Brittany, il Vaticano condanna il suicidio assistito: "E' senza dignità"
È morta come aveva deciso, "in pace, nel suo letto, tra le braccia dei suoi cari": la 29enne americana Brittany Maynard ha dato seguito alla sua promessa e si è suicidata sabato in Oregon per non dover sopportare le sofferenze per un tumore incurabile al cervello. La sua decisione di togliersi la vita, annunciata sui social media e con un video su YouTube visto già 10 milioni di volte, aveva provocato grande emozione ma anche polemiche in un Paese in cui solo cinque Stati riconoscono il diritto "a morire con dignità". Una decisione che non è piaciuta affatto al Vaticano. Il suicidio assistito è "un’assurdità" perché "la dignità è un’altra cosa che mettere fine alla propria vita", ha detto all’Ansa, il presidente della pontificia accademia per la Vita, monsignor Carrasco de Paula, commentando il caso di Brittany. "Non giudichiamo le persone - ha aggiunto - ma il gesto in sé è da condannare". Secondo voi è un gesto da condannare? Vota il sondaggio di Libero Autodeterminazione - Di tutt'altro avviso è Umberto Veronesi. Per l’oncologo la scelta di Brittany è "una grande lezione di civiltà per il mondo occidentale che si dichiara paladino dei diritti umani, ma nella maggior parte dei Paesi non rispetta quello alla base di tutti gli altri: il diritto all’autodeterminazione". Per lo scienziato, paladino della libertà di scelta e padre della battaglia per il testamento biologico, "l’esempio di Brittany è addirittura encomiabile, perché ha fatto del suo suicidio un’occasione per una campagna di sensibilizzazione etica sui diritti di fine vita". "Tramite l’associazione Compassion & Choices", ottolinea infatti il fondatore dell’Istituto europeo di oncologia di Milano, Brittany "ha creato un Fondo (The Brittany Maynard Fund) che si impegna per la diffusione negli Stati americani di una legislazione più rispettosa della libertà e dignità individuali alla fine della vita, su modello degli Stati in cui l’eutanasia è legale: Montana, New Mexico, Vermont, Whashington, Oregon". Più in generale, tuttavia, Veronesi ritiene che "il caso Brittany ci obbliga moralmente a una riflessione sul suicidio. In Italia - In Italia ci sono 4.000 suicidi all’anno", ricorda. "Sono soprattutto uomini (il rapporto è di uno a 3 rispetto alle donne) di mezza età, anche se negli ultimi 10 anni è aumentata del 12% la percentuale di chi si uccide fra i 25 e i 64 anni. Si tratta di persone con un disagio esistenziale profondo - osserva l’oncologo - che lanciano un segnale di lacerazione, che la società dovrebbe considerare attentamente per mettere in atto azioni preventive". "Più specifico è il tema di chi decide di morire a causa di una malattia incurabile in fase terminale, come nel caso di Brittany - precisa lo scienziato - in cui entrano in gioco molti fattori: età, tipo di malattia, il rapporto con i medici, il rischio di un crescendo di dolore fisico e sofferenza psicologica, il timore di perdere l’amore da cui si è circondati. Il suicidio in questo caso è più che comprensibile e certo non riprovevole. Non dovrebbe esserci alcun dubbio - conclude l’ex ministro della Sanità - circa il fatto che ognuno è libero di scegliere di morire, anzi ha il diritto di farlo, soprattutto se la sua vita viene giudicata un’insopportabile sequenza di ore di dolore, senza alcuna speranza di miglioramento o guarigione».