Più di 300 morti

Traghetto affondato in Corea: chiesta la pena di morte per il comandante

Matteo Legnani

I procuratori hanno chiesto la pena di morte per Lee Joon-Seok, il capitano della Sewol, il traghetto sudcoreano affondato lo scorso 16 aprile, l’ergastolo per tre membri dell’equipaggio e 30 anni di reclusione per altri 11. Nel naufragio morirono oltre 300 persone, la maggior parte delle quali erano studenti di un liceo in gita scolastica. La Sewol viaggiava da Incheon, a ovest di Seul, verso l’isola di Jeju. Tutti e 15 gli imputati erano stati tra i primi a essere salvati dal traghetto che si capovolgeva, mentre una voce agli altoparlanti ripeteva ai passeggeri di rimanere al sicuro in cabina. In un video in possesso della guardia costiera si vede il capitano della nave che scappa dall’imbarcazione in mutande verso una scialuppa mentre molti passeggeri si trovano ancora sul traghetto. Lee si è scusato per avere abbandonato i passeggeri, ma ha detto che non era consapevole del fatto che la sua azione avrebbe portato così tanti morti. Si trattò di uno dei peggiori disastri in Corea del Sud da decenni e le autorità attribuirono la responsabilità della tragedia al sovraccarico della nave, al ritardo nei soccorsi e ad altre forme di negligenza. A oltre sei mesi dall’incidente, i corpi di 294 vittime sono stati recuperati, mentre altri 10 sono ancora dispersi. In Corea del Sud la pena di morte è prevista dal Codice penale, ma nel Paese è in vigore di fatto una moratoria per cui non vengono compiute esecuzioni dal dicembre 1997.