Bavaglio al social
Turchia, la censura di Erdogan: chiude Twitter
La Turchia si è svegliata, la mattina di venerdì 21 marzo, senza più cinguettii. Dopo le minacce di chiudere Twitter, il premier turco Recep Tayyip Erdogan è passato ai fatti. Nella notte l’autorità delle telecomunicazioni turca Btk, che aveva redatto la legge sul controllo di internet il mese scorso, definita dall'opposizione "legge bavaglio", ha bloccato l’accesso a Twitter. Una legge, questa, che rafforza il controllo pubblico sul Web, offrendo all'autority per le telecomunicazioni i poteri di raccogliere dati sugli utenti e di bloccare siti Web. Di fronte all'oscuramento, il web si è scatenato, cercando di aggirare il blocco. L'hashtag #TwitterisblockedinTurkey è diventato in poche ore tra i più seguiti e su Ankara si è abbattuta una valanga di critiche, con tanto di affiancamenti del governo turco ai metodi non democratici utilizzati in Iran e nella dittatoriale Corea del Nord dove le piattaforme social sono severamente controllate. Gli sfottò del web a Erdogan dopo la chiusra di Twitter Guarda la gallery su liberoquotidiano.it Il raggiro - Già alla vigilia, ad un comizio a Bursa, il sultano di Ankara aveva anticipato ciò che sarebbe avvenuto durante la notte: "Sradicheremo Twitter. Non mi interessa quello che potrà dire la comunità internazionale. Vedranno così la forza della Turchia". Il rapporto tra Twitter e Erdogan d'altronde non era dei migliori, dato che il presidente è invischiato negli scandali di corruzione da telefonate compromettenti intercettate e poi uscite nelle ultime settimane proprio sul social. Ma gli oppositori non si sono rassegnati e, all'effettiva chiusura del social network in Turchia, hanno registrato un nuovo dominio che ha l'aria di essere un tentativo semiserio di sostituirlo: Mwitter. Non si sa ancora se il sito sia stato registrato da avversari del premier turco intenzionati a prendersi gioco di lui o da suoi discepoli. Ciò che è chiaro è invece il nome, che è stato ispirato proprio dalle frasi di Erdogan: "Twitter, mwitter kokunu kaziyacagiz (Sradicheremo Twitter e tutto il resto)". Il dissenso del presidente turco - La mossa del primo ministro è stata contrastata dal presidente turco Abdullah Gul, che ha espresso pubblicamente il proprio dissenso al blocco di Twitter. "Una chiusura totale delle reti sociali - ha affermato Gul - non può essere approvata. Spero che questa situazione non duri a lungo".