I guai di Hollande

Bufera in Francia sugli attori strapagati con i soldi pubblici

Nicoletta Orlandi Posti

  di Maurizio Stefanini  È ormai tempesta sul cinema francese». Gerard Depardieu aveva appena lanciato la sua provocazione annunciando che sarebbe scappato dalla madrepatria, per evitare pagare «il 75% del reddito in tasse» che, su Le Monde, il noto produttore Vincent Maraval ha sparato a zero contro gli attori francesi che prenderebbero sempre più soldi soprattutto pubblici, mentre il pubblico va al cinema sempre meno. Almeno 15 milioni di spettatori che mancano a fine 2012, rispetto ai dati del 2011.  «Il cinema francese si basa su un’economia sempre più sovvenzionata», denuncia il fondatore della società di distribuzione Wild Bunch. «Anche i suoi più grandi successi commerciali perdono soldi». E ciò per colpa di attori che lo scialacquio del denaro pubblico ha reso troppo esosi. «Il costo medio di un film francese è di 5,4 milioni di euro, quello di un film indipendente americano è attorno ai 3 milioni». Insomma, «gli attori francesi sono ricchi di denaro pubblico e del sistema che protegge l’eccezione culturale»: quel principio francese per cui lo Stato investe pesantemente nella cultura apposta per evitare che la francofonia sia schiacciata dalla forza dell’industria culturale anglo-sassone. E qui la provocazione colpisce a 360 gradi, visto che a destra  hanno appoggiato il lamento di Depardieu contro il fisco troppo vorace, ma anche lì l’eccezione culturale è intoccabile.  Proprio per far capire che non è un problema solo di Depardieu, Maraval ha citato Dany Boon. Un «cantore della Francia profonda che però vive a Los Angeles», e che ha preso 3 milioni e mezzo di euro per il film dello scorso ottobre «Un Plan parfait», che ha incassato appena 1,2 milioni. E un milione per qualche minuto dell’ultimo Asterix. E ben 10 milioni per il suo prossimo film  «Hypercondriaque». «Dieci volte meno di incassi, cinque volte più di salari, ecco l’economia del cinema francese».   Ma ce n’è anche per Vincent Cassel in Bellucci, Jean Reno, Marion Cotillard, Gad Elmaleh, Guillaume Canet, Audrey Tautou, Léa Seydoux: tutti tra il mezzo milione e i 2 milioni di euro a film in Francia, e che però negli Usa si accontentano di 50-200.000 euro.  Insomma, «il famoso sistema d’aiuti del cinema francese non avvantaggia che una minoranza di eletti. Ma ciò non provocherà mai uno scandalo altrettanto clamoroso dell’esilio fiscale di Gérard Depardieu». In ciò, a dir la verità, sbagliava. Perché il dibattito in effetti si è scatenato, anche per via della proposta a Hollande di stabilire un calmiere di non più di 400.000 euro ad attore.  Da cui l’ira di attori e registi, ben interpretata dai toni dell’ex-presidente del Centro nazionale della cinematografia e d’arte Jérôme Clément. «Viva l’eccezione culturale!». Secondo lui «no, gli attori francesi non sono ricchi di denaro pubblico».  Ed è il sistema dell’eccezione a culturale che «ha permesso alla nostra cinematografia di non conoscere la sorte funesta dei cinema spagnolo o italiano».  Che, per la verità, non è che di denaro pubblico non faccia a sua volta man bassa…