Oro alla patria
Barack Obama come Mussolini:"Le fedi per la mia rielezione"
Barack Hussein “Benito” Obama. Il nuovo nome se l’è guadagnato con l’ultima trovata che appare oggi sulla home page del sito «Obama-Biden per la campagna 2012». Come non ricordare lo slogan dell’ «Oro alla patria» mussoliniano venendo a sapere dell’ultima raschiata del barile dei supporter del presidente? Riportiamo l’invito, che è apparso su Facebook a firma Laura Wilson il 22 giugno ed è stato subito adottato dallo staff presidenziale: «C’è in vista per voi un compleanno, un anniversario, o un matrimonio? Fate sapere ai vostri amici quanto sia importante questa elezione per loro. Fateli registrare sul sito Obama 2012, e chiedete che diano un contributo alla campagna al posto di farvi un regalo. È un grande modo di sostenere il presidente nel vostro grande giorno. E per di più, è un dono che noi tutti possiamo apprezzare e va ben oltre la solita zuppiera». Si sa che Obama sta fallendo l’obiettivo del miliardo di dollari, che si era dato l’autunno scorso puntando a battere il suo stesso record di 800 milioni di quattro anni fa. Ma le iniziative che sta prendendo, oltre a tradire l’evidente preoccupazione di doversi battere ad armi pari contro Romney, che ha raccolto più di lui in maggio, (mentre McCain era stato strabattuto), mostrano una “creatività” che non ha paura del ridicolo. E degli sfottò, come quelli che hanno inondato la pagina di Facebook. Ecco qualche esempio. «Quale sarà il prossimo passo? Vendere un rene?»; «Ma come! Non c’è alcun cenno alla unioni civili degli omosessuali!»; «…io accetto anche preservativi usati dalla prima notte del tuo matrimonio»; «... e dimenticate il Natale quest’anno (dal momento che è Cristiano e non Musulmano), perché ha bisogno anche di quei soldi. Aprite il borsellino, o c…oni, il vostro padrone ha parlato»; «Se scoprissi che qualcuno ha donato alla campagna di Obama invece di farmi il regalo di nozze o per la nascita di un figlio o altro, ripudierei quella persona. Non perché sono avido, ma perché sarebbe un tipo con il quale non vorrei aver più niente a che fare»; «Sto mandando un fazzoletto per le lacrime da usare la notte dell’elezione»; «Questo tipo … senza classe non tiene vergogna… la prossima volta farà razzia dei risparmi per i ragazzi al college«; «Oh mio dio, quanto in basso possono andare? Fra poco costringeranno ognuno a pagare le commissioni a loro, come fanno i sindacati». E così via, per oltre 1200 messaggi in poche ore. Soltanto un mese fa lo staff della campagna era stato oggetto di scherno su Internet per collarini da pochi dollari per cani e gatti con l’iscrizione laudativa della First Lady. L’uomo diventato presidente volando alto con Hope and Change, tra gli slogan delle minuzie della sua campagna 2012 si era inventato «I meow for Michelle» («Io miagolo per Michelle»), la frasetta sul collarino per gatti, 12 dollari il costo, acquistabile nel catalogo di merchandising offerto dal sito ufficiale del presidente ( https://store.barackobama.com/i-meow-for-michelle-cat-collar.html ). Anche la ultraliberal Maureen Dowd sul New York Times l’aveva preso in giro in un editoriale per essersi esposto allo scherno. Ora chissà come accoglierà la nuova invadente “petizione” che non si fa scrupolo di mettere il naso negli affetti personali per “tassarli” per un fine politico di parte. Più seria, ma politicamente più rischiosa, la mossa di allargare oltre confine il raggio della raccolta di finanziamenti. La legge Usa vieta a un candidato di farsi finanziare da chi non è cittadino Usa, e formalmente sono legali gli eventi che la campagna sta organizzando all’estero, da Shangai a Londra, nei circoli di americani finanzieri di private equity e di hedge funds , di imprenditori e manager espatriati, con l’obiettivo di rastrellare 5 milioni, il doppio del 2008. Ma a parte l’ovvio dubbio che per questo canale possano facilmente affluire soldi camuffati di stranieri (del resto Obama è più amato in Europa che a casa sua), come la mettiamo con gli attacchi a Romney perché quando era alla Bain favoriva la “delocalizzazione”? Gli affari globalizzati sono cattivi se li fa Mitt, e buoni se li fanno gli amici internazionali di Obama? di Glauco Maggi