L'editoriale
La vera sciagura è tenersi Letta
Caro Giampiero, confesso che il dibattito sulla legge elettorale mi appassiona poco o nulla. Anzi, ti dirò di più: credo di essere tra i pochissimi che ritengono il sistema con cui si eleggono i parlamentari meno importante di quanto si creda. Se in Italia abbiamo avuto governi balneari o semplicemente incapaci non lo dobbiamo al Porcellum, ma alle cattive abitudini della nostra classe politica, più propensa agli intrighi di palazzo che a governare. Anzi, aggiungo qualcosa che forse ti scandalizzerà: io penso che il tanto vituperato Porcellum, cioè la norma porcata appena manomessa dalla Corte costituzionale che l’ha cancellata nella parte del premio di maggioranza e delle liste bloccate, sia in realtà una buona legge. Prova ne sia gli articoli che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi in cui si dimostra che il sistema in vigore ha garantito maggior stabilità rispetto a quelli del passato e, probabilmente, a quelli del futuro senza premio o liste bloccate. Del resto basta ripercorrere la storia degli ultimi esecutivi per rendersene conto. Romano Prodi non è caduto per colpa della legge elettorale: semmai è stato eletto proprio perché quella legge era in vigore. Senza il Porcellum infatti non avrebbe mai avuto una maggioranza e non si sarebbe mai accomodato sulla poltrona di Palazzo Chigi, in quanto all’armata brancaleone della sinistra mancavano semplicemente i voti per poter sostenere un governo. E infatti, al primo scossone giudiziario (l’arresto della moglie di Clemente Mastella, in quel momento Guardasigilli della Repubblica), il professor Mortadella è caduto di schianto. Berlusconi, al contrario, nel 2008 i voti li aveva e senza un grande aiuto del premio di maggioranza si ritrovò un numero di parlamentari come mai si era visto prima. A farlo cadere non furono gli effetti della legge elettorale, ma il tradimento di Gianfranco Fini, il quale non sognava altro che di mandare a casa e forse in cella l’odiato Cavaliere. Quanto all’ultimo governo, quello tuttora in carica, se non sta in piedi non è perché il Porcellum lo ha azzoppato, ma perché Bersani ha perso le elezioni e non si è rassegnato ad ammetterlo facendosi da parte. Detto ciò, mi pare che tu sia preoccupato di quanto accadrà da ora in poi e guardi con sospetto l’alleanza che potrebbe verificarsi tra berlusconiani, renziani e grillini. Da quel che capisco tu ritieni che tornare a votare sarebbe una sciagura, soprattutto se il voto lo si fa con una legge elettorale rabberciata alla bell’e meglio. Io invece penso che la sciagura sia questo governo o quello che ne potrebbe venire se il Pd si mettesse d’accordo con un po’ di transfughi a cinque stelle o un po’ di sinistri e liberi. Sono l’incapacità dell’attuale esecutivo e le capacità di un’alleanza di sinistra-sinistra che mi mettono paura, non le urne. Da quelle può uscire un risultato poco chiaro o forse chiarissimo, ma di certo mai peggiore di quello che già ci è stato servito nello scorso febbraio dall’arroganza del Pd. Secondo te votare equivale a dichiararsi inaffidabili di fronte al mondo ed esporsi a una nuova tempesta finanziaria. Per questo suggerisci di andare avanti così, con Letta, premiando la stabilità. A differenza tua e al pari del Wall Street Journal, cioè del principale quotidiano finanziario del mondo, io nell’attuale esecutivo vedo una stabilità cimiteriale e nel rigore del presidente del Consiglio intravedo il rigor mortis dell’economia. Qui bisogna cambiare e anche in fretta, perché siamo nel classico caso di un’azienda che a forza di tagliare si sta tagliando i cosiddetti. Non c’entrano le liti e le differenze fra partiti. Quelle ci sono sempre state, nella prima come nella seconda Repubblica. Per governare serve un governo che possa farlo, che cioè non sia paralizzato. E probabilmente se fosse rimasta in piedi la vecchia legge e non ci fossimo affidati a Napolitano ma ai cittadini a quest’ora avremmo una maggioranza chiara e definita, di destra o di sinistra, perché gli italiani hanno già ridimensionato Monti e la sua Scelta civica, ma anche Grillo e i Cinque Stelle. Non solo. Molti elettori si sono resi conto che il nuovo che avanza è spesso peggio del vecchio che è avanzato, per cui certi personaggi approdati in Parlamento quasi per caso sarebbero rimandati dove sono venuti, cioè a casa. Vedi, io sono meno pessimista di te e ancora un po’ di fiducia negli italiani ce l’ho, dunque penso che stavolta, se chiamati a pronunciarsi, non sbaglierebbero e ci restituirebbero delle Camere migliori. Se mi permetti, ti dico anche che sono un po’ meno snob di te e dunque non penso che il «popolo» non sia in grado di capire o di scegliere e perciò il voto lo si debba usare il meno possibile. Questi pensieri li lascio a Scalfari e ai suoi cari, i quali - ritenendosi ottimati - credono che la gente normale sia scema. Magari può sbagliare una volta, ad esempio votando De Magistris, Pisapia, Doria o Marino, ma la seconda non sbaglia. E io confido in quella. di Maurizio Belpietro @BelpietroTweet