L'editoriale

Il programma della sinistra:va bene tutto pur di farlo fuori

Matteo Legnani

Alla sinistra non frega niente della colpevolezza o dell’innocenza di Silvio Berlusconi. Alla sinistra preme solo di mandarlo a casa, cioè di farlo decadere dalla carica di senatore per poterlo consegnare ai pm. Né i compagni hanno a cuore la giustizia, l’uguaglianza di ogni cittadino di fronte alla legge. Il Codice lo usano a loro piacimento con il solo obiettivo di eliminare un avversario politico, anzi: l’avversario, il più temibile, il solo che in vent’anni non sono riusciti a sconfiggere. Se così non fosse, se non volessero cancellarlo mediante l’azione della magistratura, oggi i parlamentari del Pd, di Sel e del Movimento Cinque Stelle si fermerebbero e accoglierebbero l’appello che il Cavaliere ha rivolto ieri a tutti loro, invitandoli a riflettere su ciò che stanno facendo, soprattutto chiedendogli di valutare senza pregiudizio la vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto.  Sin dal giorno di agosto in cui è stato  condannato per frode fiscale a quattro anni di carcere, tre dei quali condonati, Berlusconi si è sempre professato innocente, richiamando i due giudizi precedenti  sul medesimo tema in cui era stato assolto con formula piena e con sentenze passate in giudicato.  Ma ieri, annunciando un ricorso per la riapertura del processo, il leader del centrodestra si è presentato con carte nuove. Documenti giunti dagli Stati Uniti che dimostrerebbero la sua totale estraneità ai fatti che gli vengono contestati. Lettere, testimonianze, perfino intercettazioni ordinate dal Fisco americano e altri documenti sarebbero in arrivo.  Qualsiasi tribunale a questo punto sospenderebbe il giudizio, dando tempo all’imputato di dimostrare la propria innocenza o per lo meno per valutare le carte. Soprattutto lo farebbe una corte che avendo già interpretato le norme in senso sfavorevole all’imputato non volesse dare prova di essere parziale o peggio prevenuta nei confronti della persona sotto processo. E invece - anche se speriamo di sbagliarci - siamo pronti a scommettere che domani non succederà nulla di tutto ciò. I senatori di Pd, Sel e Cinque Stelle - ma purtroppo anche altri che dicono di essere moderati - non si fermeranno a riflettere. Non decideranno secondo coscienza che non si può condannare nessuno se esiste anche il minimo dubbio, né riterranno che le leggi non possano essere piegate alla convenienza del momento e dunque applicate in maniera retroattiva per colpire un avversario, cancellando la segretezza del voto affinché nessuno sia colto da un sussulto di vergogna. No, siamo convinti che non succederà nulla del genere.  Le parole di Berlusconi, le sue carte che dimostrerebbero la sua estraneità alla frode fiscale, cadranno nel vuoto e non avranno alcuna eco nell’aula di Palazzo Madama che voterà la decadenza del leader del centrodestra. Perché tutto è già deciso, anzi: tutto è già voluto e pianificato in ogni suo minimo dettaglio. Non essendo riuscita a batterlo nell’urna e a cancellarlo dalla memoria degli italiani, la sinistra si appresta  ad espellerlo dal Parlamento con l’aiuto delle toghe. E una volta fuori la sua storia sarà segnata perché dal giorno stesso in cui sarà privato dello scudo di onorevole qualsiasi pm potrà richiedere di tradurlo in cella, accusandolo di inquinamento delle prove, di reiterazione del reato o di pericolo di fuga: in fondo è ricco, dà lavoro e aiuti a tanta gente, e se volesse potrebbe salire su uno dei suoi aerei o elicotteri e volar via. La scusa per mettergli le manette si trova facilmente. Lui stesso lo confida agli amici, dicendosi convinto che la soluzione finale è questa,  metterlo dentro un giorno dopo il voto. Perché decaduto, ai domiciliari o ai servizi sociali, non basta. Da lì potrebbe risorgere, riorganizzare le fila del centrodestra e tornare un’altra volta, come nei peggiori incubi cinematografici. Insomma, bisogna proprio eliminarlo: rinchiuderlo e buttare via la chiave.  È questo ciò che pensa la sinistra: uniti nella lotta i senatori del Pd, di Sel e del Movimento Cinque Stelle vogliono archiviare per sempre il Cavaliere. Ad ogni costo. Anche a prezzo di forzare le consuetudini, le regole,  e perfino il Codice.  A questo punto però una domanda si impone e non agli onorevoli di Epifani, Vendola o Beppe Grillo, ma a quelli che sono stati eletti con il centrodestra e che seppur fuori da Forza Italia ancora al centrodestra si ispirano: siete proprio sicuri che non si possa fare nulla per impedire questa barbarie? Siete proprio certi che, arrivati a questo punto, cioè a una legge di Stabilità imposta per decreto senza che vi sia nulla o quasi del programma liberale con il quale raccoglieste i voti, convenga ancora sostenere Letta? Lo diciamo in tono conciliante, senza accusare nessuno di tradimento o altro, ma solo invitando persone che rispettiamo a riflettere:  secondo voi, caduto il Cavaliere, sarete più forti o più deboli? E il centrodestra come sarà? Soprattutto: come sarà l’Italia? Starà meglio o rischierà di star peggio? Ecco, noi un’idea ce l’abbiamo, e non è proprio rassicurante. di Maurizio Belpietro @BelpietroTweet