L'editoriale
Il ministro dalle gambe corte
Allora, vediamo di ricapitolare. Lunedì sera al mio indirizzo di posta elettronica ricevo la mail di un lettore. Riccardo Viviano mi segnala che sabato scorso era con la moglie a pranzo in un ristorante in una nota località toscana e nel tavolo a fianco al loro è attovagliato il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni insieme con la consorte e altre due coppie di amici, anch’essi, riferisce il lettore, noti. Fin qui niente di strano: è vero che sono tempi di crisi e c’è chi è costretto a tirare la cinghia, ma anche i ministri che vogliono mettere a dieta il paese mangiano. Ciò che è assai meno ordinario è invece quanto segnala Viviano nel resto della mail. Saccomanni e amici non si sono limitati a gustare il menù, ma si sono rivelati commensali «molto rumorosi e poco discreti». Già questo stupisce, perché ci è difficile immaginare un banchiere abituato alle felpate stanze della Banca d’Italia comportarsi come un coatto in trasferta. Ma tant’è: l’educazione non la elargisce il bancomat. Il lettore però non si ferma a segnalare il malcostume di alzare la voce a tavola, bensì aggiunge che l’allegra compagnia oltre a far rumore si è lanciata in una serie di giudizi poco lusinghieri nei confronti della compagna di Berlusconi e delle mogli di altri politici, esprimendo critiche pesanti al Pdl e in generale nei confronti degli esponenti di centrodestra. «Il top - scrive Viviano - si è avuto quando uno dei suoi amici (di Saccomanni, ndr), a voce alta ha detto: “Che bello vedere che a Berlusconi gli stanno facendo un culo come una capanna”. E giù risate compiaciute da parte degli altri cinque». Conclude il lettore: inutile commentare. Dopo averla letta, ho passato la mail al collega Mattias Mainiero affinché verificasse che il signor Viviano esistesse davvero e fosse d’accordo alla pubblicazione della sua lettera. Telefonate e scambi di informazioni: non solo Viviano era un signore in carne e ossa che confermava il racconto, ma era disposto a firmarsi senza nascondersi dietro a una sigla. Risultato: visto, si stampi. L’indomani, cioè martedì, mi sarei aspettato che Saccomanni chiarisse ciò che era accaduto nel ristorante toscano. Il ministero dell’Economia in fondo dispone di un solerte ufficio stampa a cui non poteva essere sfuggita la lettera e che non aveva certo difficoltà a redigere una nota da inviare ai giornali per precisare il pensiero del responsabile di via XX settembre. Al contrario, dal dicastero retto dall’uomo di Banca d’Italia non è arrivato nessun comunicato: niente smentite, niente precisazioni. Cosa che ovviamente ai nostri occhi ha avvalorato il racconto del lettore. Del caso si è parlato perfino durante la riunione dei giovani del Pdl con Berlusconi. Uno dei ragazzi, dopo aver letto Libero, si è domandato come potessero i ministri di centrodestra sedere al fianco di chi gioisce all’idea che al leader del Pdl facciano «un culo così». Ciò nonostante dal ministero è continuato il silenzio sul week end del ministro, riserbo che è proseguito nella mattinata di ieri nonostante altri quotidiani, tra i quali il Giornale e il Fatto, avessero deciso di occuparsi del caso. Il black out sulle battute da osteria è durato fino al primo pomeriggio, quando Renato Brunetta, capogruppo del Popolo della Libertà alla Camera, ha annunciato un’interrogazione parlamentare sul caso. Solo allora il ministro si è deciso a rettificare. La nota la trovate qui a fianco, ma in sostanza Saccomanni non nega di essersi recato al ristorante in compagnia, ma solo di non aver fatto commenti contro Berlusconi. Né lui né i suoi commensali avrebbero parlato del Cavaliere. Tutto inventato, dunque? Inevitabile a questo punto contattare Viviano, per verificare la sua versione dei fatti. E, una volta sentito, il lettore rincara la dose: non solo Saccomanni rideva a crepapelle all’idea che a Berlusconi venisse «fatto un culo così», ma quella sera ce l’aveva anche con il sottoscritto, reo di avere risposto per le rime a una sua arrogante lettera. Non mi attardo sulle battute che mi riguardano, essendo la mia persona di secondaria importanza, ma mi domando quale tra le due versioni corrisponda al vero, se quella del ministro o quella del lettore, il quale a un primo esame non sembra avere alcun interesse a mettersi a litigare con un signore potente che ha nelle sue mani non solo il ministero dell’Economia, ma anche la Finanza. Insomma, finora avevamo conosciuto un Saccomanni gaffeur, che spesso parlava a sproposito di faccende delicate come privatizzazioni e tasse per poi essere smentito. Adesso c’è da chiedersi se l’uomo che governa i nostri soldi non sia anche un ministro dalle gambe corte. Per ora mi limito a ricordare che anni fa, quando si pose il problema di trovare il sostituto di Mario Draghi alla guida della Banca d’Italia, Giulio Tremonti si oppose con tutte le sue forze alla nomina di Saccomanni che dell’istituto centrale era il numero due, preferendo alla fine Ignazio Visco. Tra le ragioni della contrarietà dell’allora ministro dell’Economia alla nomina c’era l’eccessiva vicinanza di Saccomanni alla sinistra. Con il senno di poi, quello di Tremonti fu un errore: non averlo nominato governatore ha reso Saccomanni disponibile per l’incarico di ministro. Fosse rimasto a Palazzo Koch probabilmente avrebbe fatto meno danni. Per lo meno lo avremmo sentito parlare una sola volta in occasione della relazione annuale. Con la voce sommessa e non da osteria. P.s.: Renato Brunetta ha chiesto a Saccomanni le dimissioni. Ha ragione, se ha parlato come un compagno al bar, non è certo tipo da larghe intese. Semmai da lunghe mangiate. di Maurizio Belpietro @BelpietroTweet