Giordano: "Riesumano Amato per ridurci la pensione"
Attenzione, fregatura in arrivo. Con la scusa delle pensioni d’oro ci vogliono rifilare un altro salasso, si riempiono la bocca di equità soltanto per cavarci ancora un po’ di denari. E la mente di tutta questa operazione ha un nome che è una garanzia: Giuliano Amato, uomo che della suddetta equità è un campione indiscusso, come dimostra il fatto che è stato lui a massacrare col machete le pensioni degli italiani assicurando però a se stesso una doppia pensione da nababbo (31mila euro al mese). Non contento di questa brillante operazione di equità, infatti, Amato va ancora in giro senza vergogna a discettare di economia e conti pubblici, e addirittura si fa maestro (pensate un po’) di equità previdenziale. Che però, come al solito, vuole realizzare a spese nostre. A far scattare il campanello d’allarme per la fregatura in arrivo è un articolo sul «Corriere della Sera» di ieri che annuncia una «mossa» del ministro del Lavoro Enrico Giovannini per aumentare le pensioni minime a scapito di quelle d’oro. Messa così, l’iniziativa non fa una piega, anche perché secondo il quotidiano di via Solferino il ministro avrebbe trovato finalmente il sistema per fare pagare il contributo ai Paperoni dell’Inps, quelli che prendono financo 90mila euro al mese (leggasi Mauro Sentinelli) e che invece erano stati salvati poche settimane fa da una insopportabile sentenza della Corte Costituzionale. La titolazione del «Corrierone» è quasi trionfalistica, tanto che verrebbe persin voglia di fare un monumento al geniale ministro e alla sua «mossa», a prima vista più eccitante di quella di una ballerina di samba. La prudenza, però, considerati i precedenti, non è mai troppa. Intanto viene da chiedersi come mai il ministro Giovannini (in carica da 100 giorni) si accorga delle pensioni d’oro solo ora dopo che ne ha parlato il «Corriere». Quei numeri sono noti da tempo, il presidente Inps Mastrapasqua li conosce bene (ne abbiamo discusso pubblicamente in più occasioni), sono stati oggetti di interrogazioni, articoli, citazioni, dibattiti: possibile essere così succubi dei giornaloni nazionali? Possibile che non sia umiliante farsi dettare la linea soltanto da loro? Possibile, evidentemente. Anche perché, se non sbaglio, il ministro Giovannini è lo stesso che, da presidente dell’Istat, fu nominato a capo della commissione che doveva studiare come tagliare gli stipendi dei parlamentari. Stettero riuniti sette mesi, cervelloni fumanti, esperti bocconiani, docenti di diritto amministrativo e comparato, professoroni acuti, elaborarono teorie complicate, formule astruse, intrugli matematici vari per sfornare un pamphlet di una trentina di pagina che si concludeva così: gli stipendi dei parlamentari non si possono tagliare... Ebbene questo medesimo Giovannini adesso ha avuto un’altra intuizione fondamentale, all’altezza dei suoi precedenti: volendo favorire la giustizia previdenziale, si affida infatti a Giuliano Amato. Perfetto, no? È come se uno volendo favorire la pace nel mondo si affidasse a Rambo. O come se uno volendo favorire le monache di clausura si affidasse a Cicciolina. Ilona, scusa, hai mica una proposta per aiutare la diffusione della verginità? Ecco, è lo stesso: Giuliano, scusa, hai mica una proposta per aiutare la diffusione dell’equità fra pensionati? E lui risponde: sì, ce l’ho. Obiettivamente ce l’ha. L’ha già pubblicata sul «Sole 24 Ore» del 21 luglio, facendosi aiutare da tale Mauro Marè, un esperto di teoria previdenziale (un esperto di teoria previdenziale, in effetti, è necessario, essendo Amato esperto soprattutto di pratica previdenziale, come dimostrano i suoi 31mila euro al mese...). E qui viene il bello. La coppia Amato-Marè propone di alzare le pensioni più basse alla soglia minima di 750 euro. Obiettivo condivisibile, per carità, ma piuttosto costoso: 7 miliardi di euro. E chi li paga? I due propongono di creare un «fondo comune per l’equità previdenziale» alimentato (sentite bene) solo in parte dai contributi a carico delle pensioni più alte e per il resto dai contributi versati dai lavoratori. Avete capito bene: contributi versati dai lavoratori. Altrimenti detti: balzelli in busta paga. Ora la coppia d’oro Amato-Marè spiega che il contributo in questo modo non incorrerebbe nelle ire della Consulta (ci mancherebbe ancora). Non spiegano, però, come farebbe a non incorrere nelle ire dei tartassati: esso, infatti, verrebbe pagato solo in parte dai Paperoni dell’Inps, e per il resto da coloro che una pensione forse non ce l’avranno mai (e se ce l’avranno sarà da fame). In altre parole: Mauro Sentinelli (90mila euro al mese dall’Inps) continuerà a dormire tra due guanciali, Vito Gamberale (45mila euro) pure, Mauro Gambaro (51mila) figuriamoci. Operai, commercianti, impiegati e artigiani, invece, verranno bastonati. E questa sarebbe, secondo Giuliano-31mila-euro-Amato, la giustizia previdenziale? Va beh. Il quadro si chiude. Purtroppo in modo tragico, anche se come al solito per nulla serio. Riassumiamo: il ministro che non sapeva tagliare gli stipendi dei parlamentari si sveglia un mattino, scopre leggendo il «Corriere» che ci sono le pensioni d’oro e gli viene in mente che potrebbe farsi bello con una «mossetta», in stile salsa e merengue. E a chi si ispira per la «mossetta»? Ovvio: a Giuliano il Pensionato D’Oro. Così il suo «obiettivo» diventa subito «ambizioso», come scrive commosso e partecipe il quotidiano di via Solferino. Ambizioso? E cioè? Ecco qui: si tratta di far pagare la bolletta previdenziale non solo ai fortunati che hanno goduto di tempi prosperi e del ricco sistema retributivo, ma anche (forse si può dire: soprattutto) ai poveretti che oggi arrancano faticosamente attraverso la crisi, mese dopo mese, per versare contributi in vista di un traguardo previdenziale che si allontana sempre più. Se questo è ambizioso, io sono Brigitte Bardot da giovane. Ecco perché ci siamo permessi di lanciarvi un allarme, cari lettori. Chi vuol esser preoccupato sia: del doman non v’è certezza. Di Amato, invece, purtroppo sì. di Mario Giordano