L'editoriale
Il Fondo monetario fa disastri ovunque ma gli diamo retta
Maurizio Belpietro Ma a che serve un governo? A quanto pare non a governare, perché a quello ci pensano la Corte costituzionale, i giudici amministrativi, gli organismi internazionali e tutte le altre istituzioni che mettono bocca su leggi, sgravi fiscali e riforme. All’esecutivo resta per ora la possibilità di rappresentare il Paese ai vertici che si tengono in giro per il mondo, ma non è detto che in futuro il ministro degli Esteri non sia sostituito da un funzionario di carriera, evitando così di mandare a spasso un politico che parla poco e male l’inglese. Già ieri abbiamo riferito di quante volte i quindici giudici della Consulta si sono immischiati in decisioni apparentemente di competenza del Parlamento e dell’esecutivo. Come abbiamo scritto, gli ultimi interventi a gamba tesa compiuti dai togati di Palazzo dei Marescialli hanno riguardato le Province e la Fiom. Le prime, nonostante si provi a cancellarle da quarant’anni, secondo la Consulta non possono essere abolite con procedura d’urgenza, ma si deve seguire un iter che rinvierà la decisione alla prossima legislatura nonostante quella attuale sia appena cominciata. Insomma, campa cavallo. Sempre secondo i quindici giudici della Corte, non solo non si possono abrogare le Province,ma non si può nemmeno lasciare fuori dalle trattative per il rinnovo del contratto il sindacato che non ha firmato il contratto. Se uno si oppone a un accordo, per i supremi difensori della Costituzione è giusto che venga trattato come uno che non si è opposto. Ovvio, no? Dunque bisogna convocarlo e riverirlo al pari degli altri, se no dove sta l’uguaglianza di fronte alla legge? Ma la follia delle decisioni dei notabili della Repubblica e del totale scollamento fra istituzioni e cittadini non riguarda solo la Consulta, di cui per altro abbiamo scritto nei giorni scorsi. A espropriare le funzioni che sono proprie di un Parlamento e del suo esecutivo, e dunque di riflesso degli italiani, ci pensano ormai anche gli organismi economici internazionali. Non basta l’Europa, cui abbiamo da tempo devoluto la maggior parte dei poteri, affidando ai suoi umori le principali decisioni che spettano a una nazione. No, dopo la Ue e i suoi euroburocrati siamo alla mercé anche di oscuri funzionari del Fondo monetario e dell’Ocse, i quali, forti delle loro teorie, ci dicono cosa dobbiamo fare e che cosa ci è proibito. L’ultima pronuncia riguarda l’Imu, la cui abolizione non piace ai tecnici del super organismo che vigila sui conti dei Paesi occidentali. Naturalmente nessuno di questi signori si sognerebbe di dire a Stati Uniti, Russia o Cina se sia giusto togliere una tassa a casa loro, pena l’immediato bombardamento dell’edificio che ospita il Fondo. Ma, deboli con i forti e forti con i deboli, nei confronti degli altri Paesi gli esperti dell’Fmi fanno i gradassi. Poco importa che le loro teorie si siano spesso rivelate sballate più di quelle dei governi posti sotto tutela: i burocrati del Fondo insistono a distribuire direttive sotto forma di consigli. Così in più di un caso hanno dato un contributo decisivo al fallimento dei Paesi che dovevano salvare e là dove non sono riusciti a mandarli in bancarotta, come è successo con la Grecia, alla fine sono stati costretti ad ammettere di aver toppato, favorendo e non evitando la crisi. Ma tant’è: due giorni fa sia Fmi che Ocse hanno fatto sentire la loro voce per impedire all’Italia l’abolizione dell’Imu. Secondo i tecnici dovremmo cancellare le imposte sul lavoro ma non quelle sull’abitazione. A quanto pare ai super esperti l’idea di detassare milioni di famiglie titolari di prima casa, restituendo loro un po’ di soldi, non piace. Meglio buttare una montagna di quattrini inseguendo balzane teorie per stimolare l’occupazione, programmi e intenzioni già sperimentati senza successo da tempo. Ovviamente il suggerimento ha avuto grande eco sulla stampa, quasi che quelli dell’Fmi fossero oracoli infallibili da rispettare e venerare. Ma se dobbiamo prendere per buone tutte le panzane che ci rifilano i cosiddetti controllori, assoggettando ai loro voleri le decisioni di un governo legittimamente eletto dai cittadini, stabiliamolo una volta per tutte con una legge. Se ci devono comandare l’Europa, il Fondo monetario e l’Ocse, scriviamolo nella Costituzione - quella che la Consulta fa rispettare anche contro il buonsenso - e mettiamoci l’anima in pace. Altro che elezioni, governo di larghe intese e simili. Affidiamo tutte le decisioni a Bruxelles e ai burocrati degli organismi internazionali e finiamola lì. Non avremo più un governo e probabilmente nemmeno un Parlamento. Decideranno tutto la Ue, l’Fmi e l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo dei Paesi occidentali. Ma almeno avremo risparmiato gli stipendi dei mille onorevoli e di cinquanta fra ministri e sottosegretari. Saremo sudditi della Corte costituzionale e di tanti alti papaveri pubblici, ma non sentiremo più Zanonato fare l’uccello del malaugurio in tv. Vuoi mettere la soddisfazione?