L'editoriale

La giravolta del Movimento 5 Balle

Nicoletta Orlandi Posti

  di Maurizio Belpietro Il Pd è uguale al Pdl, di diverso c’è solo la L. E dunque: mai alleati del partito di Bersani, nessuna fiducia a un governo che non sia il nostro. Non sono passati molti giorni da quando gli esponenti del Movimento Cinque stelle ripetevano queste frasi. E ancor meno tempo è trascorso da che le ha pronunciate il loro guru Beppe Grillo. Però ieri i neoeletti grillini si sono incontrati con la delegazione inviata da Bersani, discutendo di possibili collaborazioni. Anzi, di più: a detta dell’agenzia Dire, vicina alla sinistra e per questo di solito ben informata quando si tratta di raccontare ciò che accade dentro il Partito democratico, l’M5S avrebbe rivendicato per sé la presidenza della Camera dei deputati. Il capogruppo a Montecitorio del movimento, Roberta Lombardi, agli emissari del Pd avrebbe fatto il seguente ragionamento: le cariche vanno assegnate  non sulla base dei seggi, ma tenendo conto del voto degli elettori. Ergo, la signora intendeva dire:  siccome alla Camera i grillini sono il primo partito, la poltrona più alta tocca a noi. Semplice no? Se non è accordo fra Pd e Cinque stelle poco ci manca: diciamo che siamo alle prove di inciucio, di lavori in corso che potrebbero concludersi di qui ai prossimi giorni, quando si tratterà di votare per le cariche istituzionali e anche per le poltroncine delle varie commissioni, tipo ad esempio quella delle presidenze del Copasir, il comitato che controlla i servizi segreti, e della Vigilanza Rai.  Di certo c’è che i delegati di Bersani, dopo aver incontrato quelli di Grillo, avevano l’aria molto soddisfatta del gatto che si è mangiato il sorcio e dunque c’è motivo di sospettare che l’innaturale matrimonio tra il movimento spacca sistema e i difensori del sistema sia prossimo. Del resto il mercato delle vacche era stato inaugurato ancor prima che si chiudessero i seggi. Se da un lato apriva ad un’alleanza post elezioni con Mario Monti, dall’altra il compagno segretario teneva la porta schiusa nei confronti dell’ex comico, sperando di arruolarlo tra i supporter.  Una volta preso atto di non avere i numeri per governare e che quelli di Scelta civica non erano sufficienti ad assicurargli una maggioranza, il leader del Pd non solo ha aperto la porta a Grillo, ma l’ha addirittura spalancata, inseguendo il santone di Genova con ogni genere di profferta.  Il corteggiamento è stato tale che Bersani s’è beccato dello stalker, del molestatore di parlamentari, tanta è stata l’insistenza con cui ha inseguito i rappresentanti a Cinque stelle. Ma se il movimento fondato da Grillo sta diventando terra di conquista per la sinistra progressista e democratica, non si parli di compravendita. Quella infatti è appannaggio del centrodestra. Se un parlamentare eletto con l’Italia dei valori o altro schieramento confluisce nel Pdl, si tratta di corruzione, soprattutto se la giravolta è fatta in cambio di denaro o altre utilità.  Se invece a cambiar casacca, o semplicemente a tradire dopo un giorno le promesse agli elettori, è uno che da destra o altrove passa a sinistra, si tratta  solo di alto senso di responsabilità.  Che i fatti stiano così è acclarato da un pezzo, fin da quando il primo governo di Massimo D’Alema, per nascere, favorì l’esodo di 26 deputati del centrodestra verso il centrosinistra.  Alcuni furono premiati con la nomina a ministro, altri con quella a sottosegretario. Ci fu perfino un missino che in un lampo passò dal busto di Mussolini al bustino di Baffino e per questo si ritrovò viceministro della Difesa. Tuttavia, in quel caso, non ci fu scambio di euro ma solo di poltrone. E a quanto pare la dazione ambientale che prefigura la corruzione si rasenta solo quando c’è della moneta sonante, non qualche incarico importante. Dunque, dal 15 marzo in poi, via con la giostra degli onorevoli. Del resto nella precedente legislatura i voltagabbana furono 161, una cinquantina solo quelli capitanati da Gianfranco Fini, nonostante si parli solo di De Gregorio e Scilipoti. Per eguagliare il numero e magari battere il record del passato bisogna dunque darsi da fare sin dall’inizio. E infatti le Camere rischiano di aprirsi subito con un bel ribaltone, cioè con il Movimento Spaccatutto che come prima mossa incolla un suo rappresentante alla poltrona di Montecitorio, per poi tentare di fare l’Attack di una maggioranza che altrimenti non starebbe insieme. Se non ci fosse di che preoccuparsi per le nostre sorti e per quelle dell’economia del nostro Paese, assistere a ciò che seguirà in caso di governo Bersani-Grillo sarebbe uno spasso. Peccato che a pagare il conto dello spettacolo di un’inedita alleanza tra Cinque Balle e Pd, alla fine, sarebbero ancora gli italiani.