L'editoriale

Belpietro: se questi non sono bastardi

Maurizio Belpietro

Tre persone spingono i loro carrelli. Sembrano turisti in partenza per le vacanze o forse impiegati che tornano a casa dopo un periodo di lavoro. Invece sono tre terroristi, kamikaze dello Stato islamico pronti a farsi esplodere mentre sono in fila per il check-in. Le telecamere dell'aeroporto di Bruxelles che li riprendono prima che azionino i loro ordigni non mostrano atteggiamenti sospetti, ma registrano la normalità di viaggiatori in transito. Perché il nemico è subdolo. Non si presenta con il volto del terrorista, ma con quello rassicurante della persona normale. Così come a Parigi, quando in un filmato apparve Salah Abdeslam prima che cominciasse a sparare sulla folla, a Bruxelles era difficile se non impossibile accorgersi che presto i tre con i carrelli si sarebbero fatti saltare in aria. Oh, certo, il terrorismo si nutre proprio di questo. Della sorpresa. Colpisce la vita quotidiana là dove la vita quotidiana è più indifesa. Per generare panico, insicurezza, disperazione. In Italia è successo negli anni settanta, ai tempi in cui rossi e neri usavano le armi per la loro battaglia politica. Ma il terrorismo di oggi non ha nulla a che fare con il terrorismo di ieri. È più sfuggente, più ideologicamente motivato, più fondamentalista e dunque più pericoloso. Il terrorismo di oggi assomiglia a una guerra, dove però non si combattono gli eserciti, ma i civili. Non ci si spara fra soldati con divise diverse, ma sono civili che all’improvviso impugnano le armi o le cinture esplosive e uccidono altri civili che nemmeno hanno capito di essere in guerra. CLICCA E LEGGI L'EDITORIALE DI MAURIZIO BELPIETRO