L'editoriale

Silvio, l'Imu e il razzismo della sinistra

Giulio Bucchi

  di Maurizio Belpietro Faccio questo mestiere da quasi quarant’anni e posso dire di averne viste di cotte e di crude, ma una così indigesta  come quella che sto per raccontarvi ancora non mi era capitato di incontrarla. Come si sa ogni campagna elettorale è una grande fabbrica di balle, nel senso che i candidati, pur di strappare agli elettori un voto in più, sono pronti a spararne di ogni tipo. E in queste settimane di crisi, l’unico mercato che non ha registrato flessione  è stato proprio quello delle promesse.  L’ultima è di ieri:  Pier Luigi Bersani, preoccupato per l’andamento dei sondaggi (che si fanno ma non si possono dire, perché la legge impone a noi giornalisti di tenere gli italiani all’oscuro di quanto sta succedendo: e la chiamano democrazia!), ha estratto dal cappello di smacchiatore di giaguari una trovata che ancora non avevamo sentita. In pratica ha annunciato al Paese che, se la sinistra vincerà le elezioni, nessuno pagherà più i ticket sanitari sulle visite specialistiche. Non so calcolare quanto potrebbe costare alle casse della dissestata sanità pubblica la promessa del segretario del Pd, considerato però che la salute è la voce che più incide sul bilancio delle Regioni, immagino  non si tratti di noccioline  ma di dobloni sonanti. L’uomo che pettina le bambole sostiene che ci vorrebbe poco meno meno di un miliardo. Una bella cifra e a occhio sembra pure un calcolo ottimistico. Sia come sia e costi quel che costi, nessuno si è però scandalizzato dell’ultima regalìa annunciata a poche ore dal voto, anzi, i principali siti di informazione online hanno rilanciato le parole del candidato premier progressista con una certa enfasi, dimostrando di credere alla promessa. Al contrario, la lettera che Silvio Berlusconi ha spedito ad alcuni milioni di elettori, annunciando la restituzione dell’Imu in caso di vittoria del centrodestra, non ha ricevuto la stessa calorosa accoglienza. Anzi, sulle prime pagine dei quotidiani e sulle home page di internet, sono fioriti commenti  contrari che accusano il leader del centrodestra di volere comprare il voto degli italiani. I colleghi non sono stati però i soli a prendere cappello e soprattutto penna, con cui hanno vergato vibrate proteste contro l’iniziativa. Agli indignati speciali si sono uniti anche svariati esponenti politici, i quali non si sono limitati a criticare la proposta del capo del Pdl o a contestarne la fattibilità, ma sono addirittura giunti al punto di denunciare Berlusconi all’autorità giudiziaria. Un candidato che attacchi un altro candidato chiedendo ai giudici di intervenire per impedire che il concorrente possa diffondere le proprie proposte fra l’elettorato, come dicevo, in quarant’anni di accidentata professione, ancora non mi era mai successo di vederlo.  In democrazia ognuno è libero di dire ciò che vuole e di promettere quel che gli pare, poi sarà semmai l’elettore a valutare se si tratti di panzane o di programmi realizzabili. Che invece si voglia far immischiare le toghe anche in faccende come questa dimostra a che punto di imbarbarimento  siamo arrivati, affidando al codice penale anche il compito di dirimere una contesa politica. A presentare la denuncia per truffa, voto di scambio e tentata corruzione sono stati alcuni esponenti di Futuro e Libertà in compagnia di uomini della lista Ingroia, mentre il Pd per ora si sarebbe limitato a un esposto all’Authority non si sa di che cosa. Di fronte alla notizia, stupisce però che i valenti uomini politici che hanno pensato di passare in Procura per risolvere il conflitto non abbiano anche inserito nella denuncia l’ipotesi di circonvenzione d’incapace, perché quello in fondo sarebbe il  reato più appropriato.  Se si considerano gli italiani un branco di imbecilli, che si bevono ogni frottola e corrono dietro al primo pifferaio magico che racconta loro una storia, significa che sono poco capaci di intendere e dunque ancor meno di volere.  Sostenere che Silvio Berlusconi si approfitta degli elettori, raccontando loro delle balle, equivale a far passare gli italiani per persone prive di senso critico, che possono tranquillamente essere gabbate da chiunque racconti che gli asini volano. Logico dunque denunciare il leader del Pdl per circonvenzione d’incapace, magari togliendo agli elettori i diritti civili e politici, affinché non possano fare danni recandosi alle urne. Perché alla fin fine, dietro all’idea della sinistra di denunciare il Cavaliere alla magistratura per la restituzione dell’Imu, c’è proprio questo:  un profondo disprezzo per l’elettorato, in particolare di quello che non vota i partiti progressisti. Nella classe politica e ancor più in quella giornalistica c’è insomma il convincimento che chi sceglie la destra sia una specie di subnormale, un ritardato mentale che un venditore di promesse può facilmente ingannare.  È il razzismo politico della sinistra, che miete successi anche fra chi, come Mario Monti, apparentemente di sinistra non è. Ma, evidentemente, l’insuccesso della sua salita in politica deve aver dato alla testa al presidente del Consiglio, al punto da spingerlo a dichiarare che se gli italiani votano Pdl il problema non è Berlusconi, ma loro. Insomma, più si avvicina la resa dei conti, anzi la conta dei voti, e più centristi e progressisti si fanno prendere dal nervosismo. Non essere certi di battere l’odiato Cavaliere li sconvolge e li fa uscire di senno.  Per cui, se non saranno le urne a metterlo in fuori gioco, sperano che ci sia almeno una Procura in Italia che ci metta una pezza, arrestando il leader del centrodestra in flagranza di reato per millantato credito e abuso di credulità popolare. Così, finalmente, raggiungeremmo l’ultimo stadio della democrazia progressista.