L'editoriale
Adesso che gli servono i voti Renzi si rimangia i vaffa a Scilipoti
Matteo Renzi accenderà la sua prima candelina a Palazzo Chigi fra poche settimane, ma nonostante sia relativamente da poco ai vertici della Repubblica ha imparato in fretta le astuzie e le spregiudicatezze della politica. I lettori probabilmente penseranno che io mi riferisca all’elezione del capo dello Stato e anche al brusco voltafaccia nei confronti dell’alleato in fatto di riforme, liquidato dopo la rottura del patto del Nazareno con uno sprezzante «Meglio così». No, non alludo solo al modo con cui il presidente del consiglio ha scaricato il Cavaliere, ma a quello che ha fatto dopo. Anzi, a quello che sta facendo ora, perché i lavori sono in corso. Come avevo scritto pochi giorni fa, nonostante la sicurezza ostentata nei giorni immediatamente successivi all’elezione di Mattarella, il capo del governo non è sereno, perché sa che la sua maggioranza ha piedi e gambe d’argilla e potrebbe franare in fretta. È vero che su Mattarella i piddini hanno votato compatti, ma sul resto - Jobs acts e riforme - sono pronti a prendersi la rivincita, magari sabotando anche qualche decreto che all’esecutivo sta molto a cuore. Dunque è necessario consolidare in fretta il successo della nomina al Colle, portando a casa altri risultati sulla legge elettorale e sulla revisione della Costituzione. E allora ecco Renzi lanciarsi in un’operazione di scouting. Eh, sì. Berlusconi, quando tentava di tamponare l’uscita dei dissidenti di Futuro e Libertà contattando parlamentari di altro colore, faceva compravendita e per questo lo hanno rinviato a giudizio. Ma se lo fa un politico di centrosinistra, per di più con l’aureola del Rottamatore, non si chiama compravendita, ma scouting. Clicca e leggi l'editoriale integrale di Maurizio Belpietro