L'editoriale

Ecco perché Napolitano scappa

Maurizio Belpietro

I corazzieri più amati da Giorgio Napolitano, cioè Emanuele Macaluso e Gianni Cervetti, due vecchi compagni di merende del presidente della Repubblica, hanno ridotto il prossimo addio al Quirinale del capo dello Stato a una questione d’età. Il nonno del Colle si avvicina ai novant’anni (li compirà il 29 giugno) e dunque è stanco e si vuole riposare. «Lui è uno che fa tutto da solo, scrive i suoi discorsi, finanche i telegrammi. Uno stress terribile che si somma a un problema di salute», spiega l’ex direttore dell’Unità. «Giorgio stanco? Io credo che ne abbia tutto il diritto», aggiunge affettuoso l’uomo dell’oro di Mosca. Certo, è comprensibile che sia Macaluso che Cervetti giustifichino la decisione di lasciare l’alto incarico con le ragioni anagrafiche. Tuttavia, nonostante la spiegazione, qualche perplessità è legittima, a partire dallo stress da superlavoro: ma se Napolitano fa tutto da solo, si scrive i discorsi e pure i telegrammi, che ci stanno a fare al Quirinale mille persone? Se è il capo dello Stato a battere a macchina i biglietti di auguri e condoglianze che spedisce a ogni matrimonio o funerale, perché paghiamo l’esercito di lustrascarpe, reggicoda e lucida maniglie che è in servizio sul Colle? Clicca e leggi l'editoriale integrale di Maurizio Belpietro