L'editoriale
Giordano: Monti si fa lo spot a spese nostre
di Mario Giordano Monti ha avuto un’idea: dice che bisogna ridurre le tasse. Non stiamo scherzando, l’ha detto davvero. Anzi l’ha scritto. E per scriverlo ha usato il sito ufficiale della Presidenza del Consiglio dei ministri, pubblicando un documento ufficiale e confondendo così ancora una volta il suo ruolo istituzionale con quello di capo corrente. È giusto usare le strutture del governo per farsi propaganda di partito? È giusto far pubblicare un’«Analisi di un anno» che in realtà è un programma (pardon: agenda) pronto per le urne? Ed è giusto, soprattutto, riempirlo di balle così palesi che al confronto il Votantonio di Totò era un esempio di affidabilità? Eccolo là, il Professore: anni di retorica bocconiana, di Cernobbio e rigore, Bruxelles e workshop, buttati all’aria alla prima curva della campagna elettorale. «Siate misurati», aveva chiesto Napolitano nella notte di San Silvestro. Ma poche ore prima Monti, dimenticato il loden, gli aveva già fatto una pernacchia. Del resto: chi si loden s’imbroden, come dicevano i nonni, e Monti s’è imbrodato davvero tanto. Questa storia della campagna elettorale lo ha rovinato, probabilmente la trattativa con Cesa e Buttiglione gli toglie il sonno, i ragionamenti di alta politica con Stracquadanio gli fan perdere lucidità. Ormai non pensa ad altro che al 25 febbraio, pare che anche di notte sogni il seggio elettorale che porta il ciuffo come Montezemolo. Così le prova tutte: mette di mezzo il nipotino trasformandolo in un esperto di spread, si gioca il quadretto famigliare costringendo moglie e figli a prolungate passeggiate ora per Milano ora per Venezia, e soprattutto piega tutti i mezzi a sua disposizione per cercare di rosicchiare percentuali di consensi. Enrico Bondi era stato chiamato a Palazzo Chigi per la spending review? Chi se ne importa: selezioni le liste di Monti. La tradizionale conferenza stampa di fine anno è sempre stata territorio neutrale? Chi se ne importa: diventi un predellino per attaccare Berlusconi. E il sito della Presidenza del Consiglio è luogo istituzionale? Chi se ne importa: diventi l’organo ufficiale di Forza Monti. Travolto dall’ebbrezza elettorale, il Professore fa pubblicare così sul web istituzionale di Palazzo Chigi un documento di otto punti che è falso fin dal titolo: «Analisi di un anno di governo». In effetti è falso perché è chiaro che non di analisi si tratta, ma di pura promessa: dall’Europa allo spread, passando per servizi pubblici e liberalizzazioni, Monti più che rendere conto di quel che (non) è stato fatto, promette che potrà fare. E il punto sublime lo si raggiunge proprio nel capitoletto dedicato alle tasse dove l’ormai spudorato premier uscente scrive (lo riporto testualmente perché se no non ci credete): «L’obiettivo è di ridurre di un punto e progressivamente la pressione fiscale». Se siete ancora vivi, riprendetevi: un momento di umorismo così alto non lo si raggiungeva dai tempi eroici di Oggi le Comiche. Ridurre la pressione fiscale? Di un punto? Davvero? Ne sei convinto, Professore? Bravo, siamo felici. Ma allora dicci un po’: perché non l’hai fatto finora? Anzi di più: perché finora hai detto che era impossibile farlo? Perché fino all’altro giorno irridevi chi diceva che si può togliere l’Imu? Togliere l’Imu sulla prima casa (se non andiamo errati) costa meno di 4 miliardi. Ridurre di un punto la pressione fiscale (sempre salvo errori) dovrebbe valerne almeno 7. E allora perché non si può togliere l’Imu sulla prima casa ma si può ridurre la pressione fiscale? Chi stai pigliando in giro, Professore? E se davvero pensi che sia giusto ridurre le tasse, perché nei documenti ufficiali del governo scritti solo qualche settimana fa, prima della tua discesa in campo, era previsto un aumento della pressione fiscale nel 2013 dal 44,7 al 45,3%? Dicci un po’, Giano Bi-Monti, quale delle due facce è vera? Quella del premier severo che prevede lacrime e sangue o quella del politico da comizio che fa promesse senza spiegare come riuscirà a mantenerle? E soprattutto: questa schizofrenia politico-istituzionale dovrà durare a lungo? Fino a quando dovremo sopportare le spericolate acrobazie di Dottor Imu-Jekyll e Mister Candid-Hyde? Purtroppo in questi anni alle promesse vane dei politici ci siamo abituati. Figuriamoci se ci impressiona l’ultimo arrivato, via Bocconi-Merkel, nella carovana dei comizianti. Però, va detto che di svergognati come il Professore se n’erano visti pochi finora. Prima di tutto, come si è detto, per l’uso smodato dei mezzi istituzionali, senza timore di far diventare la Presidenza del Consiglio un palco per la propria propaganda, infischiandosene fra l’altro degli alti richiami capodannizi del Colle. E poi per il contenuto di questo messaggio che sembra una vera e propria presa per i fondelli (se i fondelli non si offendono per l’accostamento). Infatti ieri, 1 gennaio 2013, mentre Monti diceva che bisogna ridurre le tasse, gli italiani apprendevano che grazie a Monti nel 2013 avrebbero pagato: a) tre nuove tasse (Ivie, Tares e Tobin Tax); b) almeno quattro tasse più care (l’Iva che passerà dal 21 al 22 per cento, il canone Rai che passerà da 112 a 113,5 euro, l’imposta sui conti depositi che passerà da 16 a 25 euro e la tassa aeroporti da 16 a 25 euro); e infine c) una raffica di aumenti dal gas (+1,7%) alle autostrade (+2,9%), dall’acqua (26 euro in più a famiglia) ai francobolli, dalle multe (+5,9%) all’Rc Auto (+5%). Capito? A conti fatti è un po’ come se Attila, mentre devastava l’Impero Romano, avesse avuto l’impudenza di dire: oh, ragazzi, qui bisogna far crescere un po’ d’erba. Razza d’un barbaro, gli avrebbero risposto, guarda che se non cresce l’erba è colpa tua che sei un flagello di Dio (con il consenso di Bagnasco). Ma, flagello per flagello, almeno Attila aveva il buon gusto di non nascondersi dietro i velluti di Palazzo Chigi: preferiva gli scudi dei guerrieri agli scudi crociati. E faceva campagne militari, mica campagne elettorali alle vongole insieme a Montezemolo e al Fli.