L'editoriale

Monti fa scappare i soldi all'estero

Andrea Tempestini

  Milano Finanza è un settimanale per addetti ai lavori, tuttavia la sua lettura è spesso istruttiva anche per chi non è del settore. Ieri ad esempio vi si poteva leggere un’interessante inchiesta sulla fuga di capitali dall’Italia, con indicato anche l’approdo dei fondi che scappano dalle grinfie di Monti.  Secondo il giornale del gruppo Class l’esodo sarebbe stato accelerato negli ultimi tempi, da quando cioè si sarebbero chiarite le intenzioni del governo a proposito di patrimoniale, ovvero di tassazione per chi ha qualche risparmio o si è comprato una o più case. A differenza del passato, quando Giuliano Amato colpì all’improvviso, mettendo le mani in tasca a tutti gli italiani che avessero un deposito in banca, questa volta la stangata è annunciata. Mario Monti e Pierluigi Bersani  non fanno mistero dei loro progetti e il Fisco già affila le armi per un prelievo straordinario. La notizia fa il paio con un’altra, anticipata da Libero meno di un mese fa. Si tratta di una norma divenuta operativa nei giorni scorsi, con il via libera del garante della privacy. La riservatezza dei conti degli italiani era l’ultimo ostacolo che impediva all’Agenzia delle entrate di controllare gli estratti conto, ma ora che nulla osta, gli istituti sono tenuti a segnalare agli uomini di Befera ogni movimento registrato sui depositi.  Se in banca arriva un bonifico di troppo o viene accreditato un assegno, il Fisco lo saprà e così pure per quel che riguarda i prelievi. Facile immaginare che uscite ed entrate saranno passate al setaccio e se considerate anomale faranno scattare l’accertamento. Il contribuente dovrà dunque spiegare come ha guadagnato i soldi giunti sul suo conto e come ha speso quelli che si è fatto consegnare allo sportello. Uno stato di polizia fiscale giustificato dalla necessità di colpire chi evade, ma che in realtà colpisce tutti, anche le persone oneste che non hanno motivo di temere gli ispettori dell’agenzia delle entrate e in questo modo si sentiranno un po’ in libertà vigilata: liberi di spendere ma costretti a giustificarsi, autorizzati a incassare ma salvo verifica. La reazione dei contribuenti è quella che ci si può immaginare: in vista dell’introduzione delle nuove disposizioni, molti hanno fatto le valigie e le hanno riempite di denaro, passando la frontiera. E chi non ha ancora compiuto il grande passo si appresta a farlo, perché con l’approssimarsi delle elezioni il rischio di una patrimoniale si avvicina, sia che resti Mario Monti sia che Palazzo Chigi venga espugnata da Pierluigi Bersani. Il primo infatti non nasconde le sue opinioni a proposito di una tassa che colpisca capitali e immobili. La scorsa settimana, ad un convegno organizzato dal Financial Times, ha rivelato di non essere contrario a un’imposta patrimoniale, lasciando capire di non avere ancora individuato i criteri di applicazione della super stangata, ma sarà questione di tempo.  Per quanto che riguarda il segretario del Pd si sa che la patrimoniale è un suo cavallo di battaglia e ancor di più lo è di Susanna Camusso che del Partito democratico è l’azionista di maggioranza, la sola che con i suoi iscritti dà una mano a Bersani per fargli vincere le primarie. Insomma, a meno di un miracolo ( cioè di una resurrezione del centrodestra, cosa oggi assai improbabile), nella prossima legislatura saranno il professore o il figlio del benzinaio a governarci, e dunque l’imposta straordinaria non è da mettere nel calcolo delle probabilità, ma in quello delle certezze. Ecco perché il flusso di euro che si dirige oltrefrontiera aumenta giorno dopo giorno. Tuttavia, come segnala