L'editoriale
In troppi fanno gli eroicon i risparmi degli altri
A calmare i mercati non è riuscito neppure Mario Draghi, che pure era la nostra carta migliore. Dopo le dichiarazioni del presidente della Bce, che si è detto pronto a «interventi non convenzionali» per sostenere l’euro ma senza spiegare quali, le Borse sono andate giù come un sasso e lo spread ha fatto il percorso inverso. Che il clima non prometta niente di buono lo ha capito anche l’altro Mario, quello toccatoci in disgrazia, il quale per la prima volta ha ammesso che se le cose continuano così, se cioè l’uscita del tunnel si allontana invece di avvicinarsi, in Italia nascerà un partito anti-euro, con un programma politico a favore del ritorno alla lira. Un discorso che sta a significare una sola cosa: come nelle case degli italiani, anche ai piani alti di Palazzo Chigi l’incertezza regna sovrana e si teme il peggio. Lo stato d’animo di chi ci governa non è infatti molto diverso da quello delle persone che si incontrano al supermercato o in banca, dove chiunque abbia quattro soldi risparmiati si preoccupa di come fare per metterli al riparo dalla tempesta finanziaria che minaccia di scatenarsi nelle prossime settimane. Chi frequenta un po’ di persone sa che in questo momento è tutto un rincorrersi di voci e di suggerimenti per salvare il salvabile, un po’ come quando si diffonde la psicosi. C’è chi si affida alle confidenze dell’amico direttore di filiale - di agenzia di credito, ovvio - e ritira i risparmi, preferendo custodirli in casa piuttosto che in un caveau. C’è chi invece si informa presso le sedi di istituti esteri, per cercare di aprire un conto che non sia di stanza in Italia ma possa avere base in Germania, sperando, in caso di prematura scomparsa dell’euro, che i soldi depositati si trasformino miracolosamente in marchi e non in lire. Altri invece convertono il denaro in una valuta ritenuta pregiata, scommettendo sulle corone norvegesi, anche se non sono mai stati in Norvegia e non hanno intenzione di trasferirvisi. Qualcuno, addirittura, si improvvisa spallone, stipando il bagagliaio della macchina di banconote, e attraversa la frontiera per portare i propri averi in Svizzera o in Francia, rischiando di essere beccato e di vedersi sequestrato l’intero patrimonio. Si dice che la paura fa novanta, riferendosi ai numeri della smorfia, ma qui da un pezzo ha superato i cento, nel senso che stavolta i risparmiatori sentono che si tratta di una partita in cui ci si gioca il 100 per cento e anche chi ha messo da parte qualcosa in una vita di lavoro rischia di trovarsi all’improvviso con un pugno di mosche. Certo, i giornali da tempo fanno a gara nel confondere le idee e nell’ultima settimana hanno pubblicato lunghi articoli per informare i propri lettori, suggerendo come diversificare e allocare il denaro, ma alcuni sembrano più i consigli di nonna Berta che di un analista finanziario. Se temete che il vostro investimento in Btp non sia sicuro, mettete i soldi nei conti deposito, così rimarrete liquidi. Certo: uno disinveste i titoli di Stato e mette il suo patrimonio nelle mani di una banca che di titoli di Stato è imbottita. Consiglio super intelligente, che non tiene in nessun conto il fatto che se dovesse venire il peggio le banche fallirebbero molto probabilmente prima dello Stato italiano. I giornali del resto fanno il paio con gli amici fidati, in particolare quelli che invitano a ritirare i soldi dalla banca per metterli sotto la mattonella. Come dire che se crollasse l’euro e l’Italia tornasse alla lira, poi, passata la buriana, uno potrebbe tranquillamente presentarsi allo sportello ottenendo di riconvertire il denaro ai prezzi di prima. Insomma, le paure sono tante, ma anche le ingenuità e pure le stupidaggini, e nei momenti difficili è importante mantenere i nervi saldi. Con ciò non vogliamo negare che vi siano dei rischi, e anche forti. Ma se si vuole proteggere il proprio denaro, è meglio farlo con buonsenso. Come spiega il servizio nella pagina a fianco, non serve passare la frontiera facendo gli spalloni né è indispensabile riconvertire le proprie finanze in corone norvegesi. Se si desidera mettere al riparo i soldi, o anche solo nasconderli in attesa di acque più tranquille, è sufficiente aprire un conto a Lugano e con un bonifico trasferire lì ciò che si ha. Il denaro sarà immediatamente riconvertito in franchi svizzeri e di certo starà più al sicuro che sotto il materasso. Da lì, da Lugano o Mendrisio, poi si può decidere di diversificare come si vuole, in corone o rand sudafricani, o, per restare sul tradizionale, in dollari o yen. Far traslocare i quattrini al di là della frontiera, se fatto con mezzi ufficiali, cioè per via bancaria, non è illegale: l’unico obbligo è la dichiarazione che dovrà essere presentata se si ha un reddito nell’apposito quadro del modello fiscale. Così facendo si deve però sapere una cosa: che più soldi scappano dall’Italia e più per il nostro Paese si mette male. Se tutti portassero i soldi all’estero, senza liquidità e con gli speculatori alle porte, all’Italia non resterebbe che farsi proteggere dallo scudo, condannandosi ad anni di rigore agli ordini del Fondo monetario e della Merkel. Certo, è anche vero che nessuno ha l’obbligo di fare l’eroe. E quelli che lo fanno, spesso preferiscono farlo con i soldi degli altri. di Maurizio Belpietro