L'editoriale
Ora fai il SuperMarioanche in Italia
Se al vertice di Bruxelles il presidente del Consiglio avesse battuto i pugni sul tavolo, avevamo promesso che per un giorno avremmo gridato Forza Monti. Così, tenendo fede alla parola data, riconosciamo che giovedì il premier ha fatto un ottimo lavoro. Dopo mesi di timide richieste e di manifesti complessi di inferiorità nei confronti di Berlino, l’ex preside della Bocconi ha dimostrato di avere grinta e, se del caso, di saperla usare. A dar retta a quanto riferiscono i cronisti che hanno seguito la trattativa nella capitale belga, di fronte ad Angela Merkel il capo del governo ha tenuto il punto, minacciando addirittura di non firmare alcun accordo se non si fosse individuata una soluzione per la questione dello spread. Una posizione che ha trovato più di un alleato, in particolare la Spagna, ma anche la Francia di François Hollande, il quale probabilmente vede di buon occhio il ridimensionamento della Germania nel processo decisionale europeo. (...) (...) L’accordo raggiunto è di una paginetta appena e da quel che si capisce deve ancora essere riempito di contenuti, ma nella sostanza si riconosce che il Fondo europeo di stabilità finanziaria e il fratello destinato a sostituirlo, cioè il Meccanismo europeo di stabilità, potranno intervenire «in modo flessibile ed efficace» per impedire la speculazione contro l’euro e contro i titoli dei Paesi membri. Altrettanto potrà fare la Banca centrale europea, la quale fungerà da braccio armato nel «condurre operazioni di mercato in modo effettivo ed efficace». Decisioni che saranno in vigore nel giro di una settimana. Di fatto, l’Europa si impegna a fare fronte comune e non più solo a finanziare le banche, le quali a loro volta comprano le obbligazioni dei Paesi membri della Ue, esponendosi loro stesse al rischio di dover poi subire la volatilità dei bond. Sono tutti gli Stati europei che, attraverso uno loro strumento, sono pronti ad entrare in azione se un Paese è sottoposto ad attacchi. Basterà questo a fermare gli investitori che giocano contro l’euro e i suoi titoli di Stato? Basteranno soprattutto i 780 miliardi del primo fondo e i 720 di quello che gli subentrerà? Non lo sappiamo, anche perché una parte di quella montagna di denaro è già stata erosa per salvare l’Irlanda, il Portogallo, la Grecia e la Spagna. Tuttavia, a prescindere dall’efficacia delle misure prese, per una volta si capisce che l’Europa si è svegliata e, ancor meglio, che a guidarla non è la sola Germania, mentre la Francia non è più la ruota di scorta di Berlino. Certo, la leadership della Cancelliera di ferro è ancora molto forte e senza il suo via libera è difficile prendere una decisione. Ma anche gli altri Paesi membri cominciano ad avere voce in capitolo e la fanno valere. Che poi era quanto suggerivamo da tempo al presidente del Consiglio, il quale nei mesi passati avrebbe dovuto sostenere di più le nostre ragioni. Infatti, se è vero che l’Italia ha un enorme debito pubblico ed è in ritardo con le riforme ma soprattutto con i tagli alla spesa statale, è altrettanto certo che l’Europa non si poteva permettere l’uscita dall’euro del nostro Paese. Già sarebbe stata dura se a mollare fosse stata Atene, ma un ciao ciao di Roma sarebbe stato devastante. Non solo per noi, i nostri stipendi e le nostre banche, anche per la stessa Germania. Come abbiamo scritto, nella più ottimistica delle previsioni i tedeschi avrebbero visto cadere del dieci per cento il loro Pil e questo avrebbe provocato l’aumento della disoccupazione, con 5 milioni di senza lavoro. Tuttavia c’è anche chi immaginava contraccolpi peggiori, dato che il 70 per cento delle esportazioni teutoniche è nell’area euro: a chi venderebbero le loro Audi, Mercedes, Porsche e Bmw i signori Merkel se domani comprarle costasse il doppio? Insomma, pur essendo deboli e spendaccioni, qualche carta da giocare per piegare la resistenza crucca l’abbiamo ed era ora di giocarla. Complimenti dunque al presidente del Consiglio, al quale per un giorno va il nostro Forza Monti. Con una raccomandazione però. Ora tiri fuori la grinta e qualcosa d’altro anche per imporre in Italia i provvedimenti necessari. Basta con il tira e molla cui ci ha abituato in questi mesi sulla riforma del lavoro e le liberalizzazioni. Il Paese ha bisogno di essere modernizzato, svegliato e reso efficiente. Tagli la spesa pubblica, la burocrazia e tutte le norme che impediscono agli italiani di lavorare e di fare impresa. Questo è il solo modo per trovare le risorse e far ripartire la crescita. Di tempo ce n’è poco, ma prima che le vacanze comincino e l’Italia della politica si fermi manca ancora un mese. Come abbiamo scritto a suo tempo, non serve molto: basta il coraggio. Di essere impopolari. di Maurizio Belpietro