La benzina che aumenta fa salire anche la carne
L’unica certezza è che il prezzo della benzina senza piombo ha sfondato stabilmente in tutta la Penisola la soglia di 1,7 euro al litro (livello medio nazionale a 1,715 euro/litro per la benzina, 1,705 euro/litro per il diesel e 0,750 euro/litro per il Gpl). Solo negli impianti no logo si palesa l’incredibile sconto che può far scendere il costo intorno a 1,6 euro. Record al Sud dove sfiora quota 1,8 euro. Primato per l’isola d’Ischia: la verde è schizzata a 1,838 e il diesel a 1,79 euro. Incassato il colpo dei cinque rincari delle imposte applicati nel 2011 (addizionali adottate per “emergenza immigrati”, “Fondo unico spettacolo”, “alluvione in Liguria” e “decreto salva Italia”), resta ora da vedere quanto l’ultimo aumento inciderà su tutta la filiera. E, in definitiva, sul portafoglio degli italiani. L’aumento delle accise, influenzerà tutti i costi connessi. A cominciare proprio dalla tavola. I carburanti pesano infatti per il 50% sui costi dell’attività agricola (mezzi agricoli, riscaldamento delle serre, alimentazione dei macchinari). «In un anno», spiega la Coldiretti, «l’aumento del prezzo del gasolio destinato all’attività agricola è costato circa 250 milioni di euro». E sapendo che si bruciano 2 miliardi di chili di gasolio agricolo all’anno si può avere un’idea dell’impatto delle nuove tasse. Aumenta, ovviamente, anche il costo del trasporto dal campo alla tavola. Considerando che l’86% delle merci in Italia viaggiano ancora su gomma, si capisce anche il grido d’allarme lanciato dalle associazioni dell’autotrasporto. I 350mila Tir che solcano strade e autostrada - è stato stimato - dall’Anita dovranno fare i conti con il maggior onere per i carburanti. E sapendo che il costo del gasolio ha un’incidenza che varia, a seconda delle percorrenze, dal 24% al 39% dei costi totali di esercizio, è facile desumere che questo maggior costo verrà in parte scaricato sulle merci che vengono trasportate. Indifferentemente dai pomodorini di Pachino fino alle eliche dei natanti. Complessivamente per movimentare la flotta dell’autotrasporto si «spendono 180 milioni di euro al mese, pari a oltre 600 euro camion al mese», prova a conteggiare Trasportounito. Quasi impossibile calcolare l’impatto delle accise appena varate sul singolo prodotto. Però - nonostante la complessità del calcolo - il centro Studi dell’Unione Petrolifera ha simulato l’incidenza del rincaro. «Abbiamo fatto un test», ha spiegato nel dettaglio il presidente Pasquale De Vita, «con i pomodorini che costano all’origine 90 centesimi e 1,90 euro sul mercato. Il costo del trasporto incide per 11 centesimi e con gli aumenti dell’accisa si arriva a 12». Ma non c’è solo il trasporto. Il gasolio agricolo, con prezzo agevolato, ha subito nell’anno rincari del 106,8%, spiegano dalla Confederazione Italiana agricoltori (Cia). Di contro i prezzi dei prodotti agricoli - almeno stando alle rilevazioni Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo) - segnalano un calo generalizzato delle produzioni all’ingrosso. Secondo l’Istat a novembre l’inflazione si è attestata su base annua al 3,3% (-0,1% rispetto al mese precedente), ma la lista dei rincari prodotti di larghissimo consumo come formaggi e latticini (+5,1%), carne bovina (+2,6%), suina (+1,7%) e frutta (+2,3%), viene attribuita soprattutton all’aumento del costo dei carburanti. Un meccanismo perverso che rischia di duplicarsi nei prossimi mesi proprio per effetto innescato dagli aumenti energetici. C’è anche da dire che la Grande distribuzione organizzata ha sterilizzato, assorbendolo, l’aumento di un punto dell’Iva (21%) per evitare di comprimere ancora di più i consumi. Ma a gennaio (e soprattutto a settembre se l’Iva passerà al 12 e al 23%), sarà difficile limare ulteriormente i margini. Antonio Castro