Grecia, referendum su salvataggio
I greci voteranno un referendum per decidere se accettare il piano di salvataggio proposto dall'Europa, e dunque pagare con lacrime e sangue i debiti dei propri governi, oppure dire no al "ricatto" dei creditori e proseguire, con ogni probabilità, la strada che conduce al baratro senza ritorno. E' l'annuncio del primo ministro di Atene, il socialista George Papandreou, fatto oggi di fronte al Parlamento. In ballo, dunque, c'è la ratifica di quanto chiesto al governo greco dai leader europei riunitisi la scorsa settimana a Bruxelles. "Lo svolgimento di un referendum - ha detto Papandreu - darà la possibilità al popolo stesso di decidere se approvare o meno l'accordo". Piano austerity - A Bruxelles si era raggiunto l'ok per un fondo salva-stati da 1.000 miliardi e la ricapitalizzazione delle banche per 106 miliardi di euro. Per la Grecia tranche di aiuti da 130 miliardi entro il 2014 e taglio del valore nominale dei titoli di stato ellenici del 50%, per permettere al debito di Atene di tornare nel 2020 ad un livello sostenibile, al 120% sul pil. Tutto questo in cambio della supervisione di ispettori Ue sull'applicazione del piano di austerity proposto dal governo Papandreu. Se sul punto degli ispettori c'è già chi parla di "cessione dell'autorità nazionale" all'interno dello stesso Pasok, il partito socialista al potere, è sui contenuti del piano che si temono nuove gravissime fratture politiche e sociali: sforbiciata del 20% agli stipendi pubblici, riduzione delle pensioni, tagli alla pubblica amministrazioni con 30mila dipendenti a rischio mobilità entro fine anno al 60% dello stipendio e taglio di un quinto di statali entro il 2015. Di fronte a questi numeri e a queste prospettive, non è difficile prevedere l'esito del referendum. Ed entro il 2015 avverrà il taglio di un quinto di tutti gli statali.